LE NUOVE TECNOLOGIE A TUTELA
DELLA VITA E DELL'OCCUPAZIONE

Progetto approvato
con D.D.R.T. 7772/2000
all'interno del
POR R.T. Ob.3 FSE




 

INDICE NAVALMECCANICA

2. La nautica da diporto
     
2.1
   I cantieri che producono barche da diporto 
    2.2   L'export 
    2.3   La produzione in Toscana ed a Livorno 
    2.4   Conclusioni

2. La nautica da diporto

Le aziende del settore nautico in Italia sono divise in 3 comparti: 1- diporto (cantieri), 2- accessori e 3-  motori. In sottordine si potrebbe parlare anche di 4- turismo nautico che è considerato un indotto specifico del settore il cui potenziale occupazionale  è altissimo.

I dipendenti per azienda produttrice di unità da diporto sono in media 15 cioè sono al di sotto della media europea ed USA di 16 persone. Solo l’8% delle imprese ha più di 50 addetti.

 Tuttavia esiste una polarizzazione che vede nel 20% delle imprese una concentrazione, sul totale dei tre comparti, di addetti (60%), di fatturato (79%) e di import-export (88% di export e 38% di import).

Il 41% dei cantieri è al nord (114 in Lombardia), il 31% al centro ed il 28% al sud e le isole. La Toscana ha lo 11,1% delle aziende e il 6,3% del numero degli addetti dei tre comparti.

La Toscana per numero di aziende ed addetti dei tre comparti, è al terzo posto dopo Lombardia e Liguria e prima di Emilia Romagna, Campania, Lazio e Piemonte. Fonte Ucina 2002.

Il settore è in espansione per tutti e tre i suoi comparti, nonostante la crisi. Come indica la tabella il fatturato in particolare della produzione cantieristica (Unità da diporto) dal 1998, cioè in quattro anni,  è quasi arrivato al raddoppio.

Tab. n. 1 Fatturato dei comparti nautici-  milioni di euro                   

1998 1999 2000 2001
Unità diporto 857 1.079 1.255 1.583 
Accessori 579 646 744 834
Motori

TOTALE  

177

1.613

173

1.889

207

2.206

248

2.665

Fonte: Ucina 2002               

         

2.1 I Cantieri che producono barche da diporto.

I cantieri in Italia cioè il primo comparto, che producono barche, unità da diporto, di vario tipo sono oltre 510. Ogni cantiere è identificabile nei suoi prodotti dal codice di tre lettere degli scafi fra i 2,5 ed i 24 metri (direttiva 94/25/CE secondo lo standard internazionale ISO 10087). Gli scafi oltre i 24 metri sono considerati navi, sono megayacht. Oltre i 24 metri non si richiede codice.

L’Ucina afferma che nel 2001 la crescita totale del settore costruzione di barche è stata, rispetto al fatturato totale, del 20,6% con un peso preponderante dell’export quasi raddoppiato in cinque anni, ed è aumentato del 20,6% nel 2000[2]

I cantieri maggiori sono dieci e, secondo l’Ucina, fatturano 350 miliardi di lire di cui il 95% per l’estero (nel 2000). I maggiori cantieri producono gran parte dei megayacht sopra i 24 metri. Tutte le aziende sono orientate all’esportazione anche se sta crescendo il mercato interno (che in termini assoluti è limitato). Nel 2000, la quota di export è costante rispetto all’anno precedente pur essendo cresciuto il totale degli ordinativi (+20,6% come fatturato). La Toscana ha il 10,1% delle imprese che producono unità da diporto ed il 5,3% degli addetti. Il mercato nazionale ha assorbito + 21,8% del fatturato delle unità da diporto (valore in milioni di lire 331.000) ed ha cresciuto gli acquisti all’estero del 18,9% (valore in milioni 281.045). L’export cresce del 20,6% come fatturato (valore in milioni 1.241.000). Il fatturato totale del mercato nazionale, l’import e l’export cresce del 20,6%. Parallelamente, come già accennato, la produzione nazionale cresce del 20,6% rispetto al 1999.

La maggiore produzione, 79,9 % del totale, è quella delle unità a motore fuoribordo ed entrobordo fuoribordo  in maggioranza in vetroresina.

Queste unità medio-grandi, cioè sotto i 24 metri, sono il 74% della produzione nazionale, in cinque anni hanno triplicato il fatturato ed in otto anni hanno quadruplicata la produzione. E’ cresciuto il mercato interno rispetto al 1999 del 23,3%. Da otto anni le esportazioni crescono e dal 1993 al 2000 sono cresciute del 430%. In assoluto il settore è cresciuto del 21,2%. Nel 2000 rispetto al 1999 comunque, le quote di vendite interne, export, import, sono un poco diminuite per l’export a causa dello slowdown mondiale, ma compensate dalla crescita interna.

Tab.n.2 Confronto n’99-’00 sulla composizione del fatturato delle unità entrobordo ed entro fuoribordo

Fatturato interno

Export

Import

Anno 1999

+10%

+75%

+15%

Anno 2000

+11%

+74%

+15%

Fonte: Ucina 2001

Poi c’è la crescita delle unità a motore fuori bordo 8,2% del totale cui seguono le produzioni di unità a vela e le unità pneumatiche (gommoni).  Nel 2000 le unità fuoribordo crescono del 22%, e nel 1999 erano cresciute del 30%. Rispetto al 1996 nel 2000 il mercato nazionale è cresciuto di 3,1 volte. Le quote relative vedono una diminuzione dell’export compensato dal mercato interno agevolato dalle leggi recenti.

Tab.n. 3 Confronto ’99-’00 unità a motore fuori bordo.

Fatturato interno

Export

Import

Anno 1999

+47%

+38

+15%

Anno 2000

+51%

+33%

+16%

Fonte: Ucina 2001

Indichiamo ora i principali materiali da costruzione usati per le barche da diporto. Essi possono essere fonte di particolari rischi chimici.

Tab. n. 4 Suddivisione % delle unità immatricolate nel 2000 per tipo di materiale da costruzione.

Materiali usati Percentuali
Vetroresina, compresi i compositi 88,9
Legno 5,6
Tessuto gommato 1,5
Acciaio 1,3
Lega leggera 0,6
Altro 2,1

 

 

 

 

Fonte: Ucina 2001

2.2 L'export

Trattiamo infine le esportazioni.

Le nostre esportazioni sono rivolte verso: Francia 19,7% , USA 19,35% (con una crescita del 17,73% rispetto al ‘99 ) ed Inghilterra 17,9%–dati 2000. I nostri maggiori acquirenti sono nella UE nel suo complesso. Un altro 15% delle esportazioni avviene verso paesi come Isole Vergini, Cayman, Lussemburgo e Gibilterra etc. dove si possono ottenere notevoli vantaggi fiscali. Le maggiori importazioni arrivano da:Usa e UK, poi Germania, Cayman, Lussemburgo etc.

Nonostante il forte export, l’industria della nautica mantiene un forte radicamento in Italia, e manifesta modesti fenomeni di delocalizzazione.

Fino dal 1998 l’Italia deteneva la leadership della fascia fino ai 33 metri (100 piedi), con un picco per gli yacht da circa 25 metri cioè circa 80 piedi, ma le cose stanno cambiando molto rapidamente per la crescita della domanda di yacht più grandi che è legata allo sviluppo mondiale del fenomeno della charterizzazione che favorisce gli ordini di grandi barche da affittare.

I megayacht italiani  godono di grande fama nel mondo.

Questo è dovuto al ‘marchio’ che di fatto si è costituito in favore soprattutto delle barche di lusso italiane oltre i 24 metri e che vede il nome di Viareggio come uno dei  principali riferimenti.

Per i megayacht a vela ed a motore c’è una crescita continua, in particolare la fascia dei megayacht a motore nella fascia da 80 a 89  piedi. Nel 2001 cresce anche la fascia da 150 piedi con 65 ordini rispetto ai 40 del 2000. Per i megayacht a vela nel 2000 gli ordini si concentrano nella fascia da 100 a 119 metri. Con 17 unità. Le fasce da 120 a 149 e quelle da 80 ad 89 piedi vedono 16 ordini ciascuna.

L’Italia è al primo posto mondiale nella produzione di megayacht davanti ad USA,  Paesi Bassi, Canada,  Nuova Zelanda e Germania.

Come abbiamo detto all’inizio anche per gli altri due comparti del settore, gli accessori e la produzione di motori sono in crescita anche se i motori prodotti all’estero sono molto più richiesti di quelli italiani. Ma dei due settori è importante particolarmente quello degli accessori prodotti in Italia che qualificano la barca, il suo confort e le sue prestazioni.

2.3. La produzione in Toscana ed a Livorno

Secondo il censimento sulla Nautica da diporto curato dalla Regione toscana, Unione delle Camere di Commercio della Toscana e Assonautiche toscane, le aziende del settore cioè di tutti e tre i comparti sono cresciute dal 1997 al luglio 2000 del 10% passando da 893 a 987 unità.

Tab. n.5 Localizzazione delle aziende, %

Lucca (Versilia) 41,4% (+2,6% rispetto al 1997)
Livorno 21,4%
Grosseto (Argentario) 21,1%
Pisa  5,9%
Firenze  4,0%
Arezzo  0,6%
Prato  0.3%

N.B. nelle imprese della provincia di Livorno è compreso il cantiere Fratelli Orlando che ha anche produzione di nautica da diporto, ma nella provincia di Lucca  non sono compresi i cantieri Sec (ne’ Cantieri Apuania in quella di Massa) perché produttori di sole navi commerciali e non da diporto.

Fonte: AAVV, 2000, Nautica da diporto toscana, Regione Toscana, Unione delle Camere di Commercio della Toscana, Assonautiche toscane, s.l..

Il settore in Toscana è caratterizzato da piccole-medie unità locali pur avendo la capacità di collocarsi in una fascia all’avanguardia anche come tecnologia. I cantieri Esaom di Portoferraio producono, invece, grandi barche, hanno la certificazione ISO 9002 e si propongono come cantiere per il refitting di grandi barche da diporto e servizi di assistenza. Importanti, nel livornese, sono anche le tradizionali produzioni di ‘Calafuria’ e di ‘Gabbianelle’.

 Le barche aumentano le dimensioni ed accentuano sempre di più il loro lusso, mentre la domanda, favorita dalla recente legge sul leasing, tocca un sempre più vasto numero di utenti. La Toscana, e in particolare Viareggio, si presenta  come uno dei poli più importanti per la produzione soprattutto di yacht e megayacht in acciaio e vetroresina.

Ricordiamo che una non trascurabile fonte di guadagno per i cantieri è anche l’attività di riparazione e rifacimento sulle grandi barche prodotte. Questa attività è molto presente nei circa 25 cantieri livornesi e provincia.

2.4.Conclusioni

La nautica da diporto è in espansione, l’Italia è il secondo produttore mondiale ed il primo esportatore soprattutto di megayacht.

Le imprese livornesi sono di piccole dimensioni come la media italiana. Le imprese di Livorno e provincia che producono e riparano unità da diporto sono 25 con circa 150 addetti. Solo alcune, le maggiori, si dedicano alla sola produzione di natanti, generalmente sono centri di produzione e riparazione o sola riparazione.

Date le nuove possibilità offerte dalla legge per l’acquisto in leasing si ampliano le possibilità per il mercato interno e quindi anche quello delle imprese della provincia di Livorno che ha vecchie caratteristiche di professionalità.

[2] Tutti i dati citati nel testo da ora in poi sono di fonte Ucina 2001 secondo un campione che riguarda il 74% delle imprese del  settore.