LE NUOVE TECNOLOGIE A TUTELA
DELLA VITA E DELL'OCCUPAZIONE

Progetto approvato
con D.D.R.T. 7772/2000
all'interno del
POR R.T. Ob.3 FSE





INDICE EDILIZIA

L'incidenza degli agenti tossici sulla salute dei lavoratori del settore delle costruzioni
2.1 Le malattie professionali nel settore delle costruzioni
2.2 Il rischio chimico
2.3 I materiali e i prodotti per le costruzioni
2.4 La prevenzione
 

UdR Sicurezza [1] , Dipartimento INDACO, Politecnico di Milano
via Durando 38a, 20158 Milano
cesira.macchia@polimi.it


2.1 Le malattie professionali nel settore delle costruzioni

Il settore delle costruzioni per le caratteristiche che lo connotano è dal punto di vista statistico al centro delle problematiche di prevenzione da infortuni e tutela della salute [2] . Risulta infatti che molti operatori del settore sono vittime di infortuni e di malattie professionali e da lavoro.

Gli infortuni hanno un’incidenza talmente forte da far considerare in modo meno consistente il problema delle malattie da lavoro, che per altro sono, in parallelo alla consapevolezza che è necessario tutelare la propria salute, in deciso aumento rispetto al passato.

Come è ormai noto, soprattutto in seguito all’emanazione del decreto legislativo sui cantieri temporanei e mobili (Decreto Legislativo 494/96), i dati statistici portano ad affermare che nelle costruzioni, a livello europeo, gli infortuni avvengono con una frequenza doppia della media registrata negli altri comparti produttivi, i cosiddetti infortuni gravi sono in quantità tripla della media e gli infortuni mortali costituiscono un terzo del totale di quelli registrati in tutti i settori industriali. Parallelamente alle diverse tipologie di infortunio, esistono per i lavoratori di questo settore diversi fattori che costituiscono l'origine di disturbi o malattie, che possono manifestarsi nella loro gravità anche dopo lunghi periodi dall’inizio dell’attività svolta.

Come è noto, i rischi per la salute possono essere classificati in rapporto alla loro natura fisica, chimica, biologica. Prendendo in considerazione un documento ufficiale della comunità europea [3] , i rischi lavorativi che si registrano nel settore possono avere un peso diverso, ma abbracciano la totalità della casistica (Tab. 1).

Tab. 1 - Categorie agenti/tipologie di rischio

fonte: Decreto Legislativo 626/94

Fisici

Meccanici

 

 

Cadute dall’alto

Scivolamenti, cadute a livello

Urti, colpi, impatti, compressioni

Punture, tagli, abrasioni

Vibrazioni

Termici

Calore, fiamme

Freddo

Elettrici

Per contatto diretto/indiretto

Radiazioni

Ionizzanti

Non ionizzanti

Rumore

Chimici

Aerosol

Polveri, fibre

Fumi

Nebbie

Liquidi

Immersioni

Getti

Schizzi

Gas – vapori

Biologici

Batterie patogene

Virus patogeni

Funghi produttori di micosi

Antigeni biologici non microbici

   A questo proposito si possono elencare sinteticamente una serie di punti fondamentali:

-                   l’ ambiente di lavoro non è protetto: nel cantiere si lavora all’aperto durante periodi diversi; si è quindi soggetti ad escursioni termiche giornaliere e stagionali che influiscono sullo stato generale di salute;

-                   la movimentazione manuale dei carichi è presente nelle costruzioni più che in altri settori industriali: le lavorazioni di cantiere richiedono sempre l’utilizzo e quindi lo spostamento di attrezzature, materiali e componenti di masse che possono anche essere notevoli (sia per volume, che per peso) e di movimenti ripetitivi che possono nuocere all’apparato muscolo-scheletrico;

-                   il rumore (a cui si accompagnano spesso le vibrazioni) è diventato uno dei problemi fondamentali del cantiere: la meccanizzazione spinta oggi presente nel cantiere (impianti, macchine, utensili elettrici) sommata alla natura delle lavorazioni (demolizione, costruzione, perforazione, ecc.) incidono oggi sulla salute dei lavoratori del cantiere in modo molto marcato;

-                   le attività che si svolgono in cantiere sono tali da produrre presenza di polveri e fibre di varia natura a seconda del tipo di sito in cui si opera, di lavorazione che si sta effettuando, dei materiali che  si stanno utilizzando (movimento terra, demolizione, malte e calcestruzzi, polveri organiche, isolamento, rimozione lastre cemento-amianto, ecc.);

-                   le lavorazioni del cantiere sono caratterizzate dalla presenza massiccia e sempre crescente di “prodotti chimici”, prodotti cioè a base di sostanze organiche che in molti casi possono avere effetti nocivi sulla salute degli operatori del settore edilizio. A questo proposito è opportuno ricordare che hanno fatto la loro comparsa in cantiere moltissime sostanze che costituiscono la base o che intervengono nella composizione di nuovi materiali, non sufficientemente sperimentati dal punto di vista della nocività, mentre i materiali tradizionali si sono modificati nella composizione per l'utilizzo di certe sostanze (quasi sempre di origine polimerica) che, se sono capaci di innalzare il livello prestazionale e di dare un contributo qualitativo al prodotto finito, possono provocare anche a lunga scadenza malattie al lavoratore interessato ed anche all’utente dell’opera, una volta che questa venga utilizzata.

A differenza di quanto avviene per gli infortuni i cui effetti sono immediatamente e spesso tragicamente percepibili e quantificabili, le malattie professionali e da lavoro incidono sui diversi apparati del corpo umano (respiratorio, osseo, cutaneo, nervoso, ecc.) con un rapporto di causa-effetto che solitamente si manifesta in  tempi medio-lunghi, il che influisce negativamente sulla possibilità di intervenire in modo tempestivo.

2.2 Il rischio chimico

2.2.1 Il rischio chimico in cantiere

Prendendo in esame le diverse lavorazioni del settore delle costruzioni si può notare che certe situazioni di rischio, sia per quanto riguarda la sicurezza che la salute, risultano ricorrenti. Le tipologie di casi che si possono verificare sono molto numerose, ma raggruppabili in alcune categorie già individuate a livello generale nella direttiva riguardante i mezzi personali di protezione (2), dove i rischi sono classificati in base alla loro natura in fisici, chimici, biologici.

A loro volta i rischi chimici possono essere distinti in aerosol , liquidi,  gas e vapori. Si tratta di rischi che possono essere incontrati in diverse lavorazioni, ma l’aspetto più problematico è determinato dal fatto che alcune tecniche abitudinariamente adottate da determinate categorie di lavoratori comportano rischi combinati, collegati all’uso di una o più sostanze. Ciò espone il lavoratore ad effetti che non sempre corrispondono alla semplice sommatoria degli effetti singoli, ma ancheal rischio risultante da eventuali reazioni tra le sostanze impiegate.

Le sostanze a matrice chimica che si sono diffuse nel cantiere sono ormai molto numerose, per cui risulta difficile coordinare, controllare e gestire la prevenzione (additivi per malte e calcestruzzi; prodotti impermeabilizzanti; paste chimiche per la protezione temporanea di superfici smaltate; acido cloridrico, per la pulizia di murature in laterizio faccia a vista e di superfici in cotto; colle a base di resine sintetiche; vernici e pitture; sigillanti; ecc.).

Per prevenire gli effetti deleteri dovuti all’utilizzo di queste sostanze è opportuno che in fase di progettazione siano effettuate scelte appropriate.

Bisogna ricordare inoltre che i lavoratori devono essere adeguatamente formati e informati perché le condizioni spesso problematiche possono influire negativamente sulla loro salute. Gli operatori si servono di impianti e apparecchi, spostano materiali e attrezzi, utilizzano sostanze pericolose, causando rischi per sé e per gli altri addetti ai lavori che operano nello stesso ambito.

Poiché anche l'aspetto organizzativo incide sulla prevenzione degli infortuni e delle malattie da lavoro, è necessaria un'appropriata programmazione dei lavori che tenga conto di tutti i fattori di rischio e in modo accorto delle eventuali incompatibilità delle diverse lavorazioni e del numero massimo di persone che possono agire all'interno della stessa area.

Ma anche il progetto influisce fortemente sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori (che possono da esso essere condizionate), in quanto è in questo momento che vengono effettuate scelte importanti riguardanti le caratteristiche e le dimensioni delle costruzioni, le operazioni da effettuare, le caratteristiche dei luoghi di lavoro, oltre a quelle relative ai prodotti e alle tecniche da impiegare e quindi materiali, sostanze, componenti da un lato e impianti, macchine e attrezzature dall'altro.

In base alle considerazioni effettuate, per quanto riguarda in particolare le responsabilità rispetto ai rischi chimici, solitamente è (o dovrebbe essere) compito del progettista intervenire sulla scelta dei materiali ai diversi livelli di complessità: infatti la qualità dell'opera dipenderà, almeno in parte, dalla qualità dei prodotti utilizzati. A questo proposito è bene sottolineare che non sempre la qualità del prodotto scelto in fase di progettazione, rispetto alle funzioni che deve assolvere in opera, è sinonimo di prodotto sicuro e igienico per il lavoratore che lo deve  posare in opera.

Inoltre, come già accennato, spesso per posare alcuni prodotti che andranno a costituire parte integrante dell'opera è necessario utilizzare alcuni prodotti ausiliari, non riconoscibili nella costruzione, che possono essere dannosi per chi esegue la lavorazione (come ad esempio, solventi per vernici o per colle). E' necessario ricordare che in genere, a questo livello, la responsabilità della scelta è propria del direttore di cantiere o del responsabile d’impresa: infatti il progettista non interviene in un campo così specifico, a meno che il prodotto ausiliario non sia espressamente imposto dalla casa produttrice come prodotto complementare e quindi individuabile nella scheda tecnica di applicazione del prodotto da posare in opera.

2.2.2 La normativa in materia di prevenzione del rischio chimico

La Comunità Europea ha dato un contributo estremamente rilevante nella prevenzione del rischio chimico, attraverso l’effettuazione di studi e ricerche e quindi con l’emanazione di adeguate regole per l’appropriata conduzione di lavori attraverso una serie di direttive che si sono susseguite dagli anni ’70 in poi, aggiornandole in rapporto alle risultanze della ricerca scientifica.

Il nostro paese ha sempre fatto fatica a stare al passo e quindi le norme sono state recepite con qualche ritardo, ma si può affermare che oggi dal punto di vista normativo siamo tanto attrezzati che invece il problema sta nel livello culturale degli operatori, che soprattutto in questo settore, non riescono a rendersi conto di quanto può influire negativamente a livello individuale – ma anche a livello sociale – la mancanza di un’idonea prevenzione.

2.2.2.1 La normativa per sostanze e preparati pericolosi

L’impegno fondamentale a livello internazionale dal punto di vista normativo è stato quello di diffondere le informazioni riguardanti la pericolosità delle sostanze e dei preparati. In particolare a livello europeo e nazionale sono stati effettuati studi che, combinati con ricerche svolte in altri paesi, hanno portato ormai da qualche decennio alla classificazione e alla etichettatura di tali elementi.

Le due direttive fondamentali in materia sono la 67/548/CEE e la 73/173/CEE concernenti il riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura delle sostanze pericolose. Nel nostro paese tali direttive vengono entrambe recepite nel 1974 con un’unica legge (Legge 29 Maggio 1974, n. 256 "Classificazione e disciplina dell'imballaggio e dell'etichettatura delle sostanze e dei preparati pericolosi") che continua ad essere adeguata e modificata in base agli aggiornamenti scientifici.

E’ opportuno ricordare che cosa debba intendersi per sostanze: elementi chimici e loro composti allo stato naturale o ottenuti mediante qualsiasi procedimento di produzione, compresi gli additivi necessari, ma esclusi i solventi e per preparati: miscele o soluzioni costituite da due o più sostanze.

Sono stati così perseguiti quattro obiettivi ritenuti indispensabili per la tutela della salute umana e la salvaguardia dell’ambiente, attraverso la definizione di criteri omogenei per la classificazione, l’etichettatura, l’imballaggio, la definizione della scheda di sicurezza:

1.                  Classificazione e etichettatura di tutte le sostanze e i preparati, in base a criteri di valutazione standard. In etichetta sono riportati il simbolo di pericolo raffigurante il principale rischio che la sostanza pericolosa può causare, l’indicazione scritta del pericolo principale, una o più frasi standard (codificate alfanumericamente) che descrivono in modo sintetico i potenziali rischi individuati con il simbolo R seguito da un numero e una frase, individuata con il simbolo S, che descrive le norme di sicurezza da adottare per minimizzare i rischi;

2.                  Creazione di un inventario delle sostanze chimiche (EINECS - European Inventory of Existing Commercial Substances - inventario europeo delle sostanze commerciali esistenti);

3.                   Creazione di una lista EINECS contenente le nuove sostanze apparse successivamente alla data del 1987;

4.                  Elaborazione di schede di sicurezza secondo criteri uguali per tutti i paesi Membri.

 

2.2.2.2 La classificazione

La classificazione delle sostanze pericolose viene introdotta con il Decreto Legislativo 52/97, che fornisce anche le definizioni di merito:

1) esplosivi : sostanze e preparati solidi, liquidi, pastosi o gelatinosi che, anche senza l'azione dell'ossigeno atmosferico, possono provocare una reazione esotermica con rapida formazione di gas e che, in determinate condizioni di prova, detonano, deflagrano rapidamente o esplodono in seguito a riscaldamento in condizione di parziale contenimento;

2) comburenti: sostanze e preparati che a contatto con altre sostanze, soprattutto se infiammabili, provocano una forte reazione esotermica;

3) estremamente infiammabili: sostanze e preparati liquidi con punto di infiammabilità estremamente basso e punto di ebollizione basso e sostanze e preparati gassosi che a temperatura e pressione ambiente sono infiammabili a contatto con l'aria;

4) facilmente infiammabili:

- sostanze e preparati che, a contatto con l'aria, a temperatura ambiente e senza apporto di energia, possono subire innalzamenti termici e da ultimo infiammarsi;

- sostanze e preparati solidi che possono facilmente infiammarsi dopo un breve contatto con una sorgente di accensione e che continuano a bruciare o a consumarsi anche dopo il distacco dalla sorgente di accensione;

- sostanze e preparati liquidi il cui punto d'infiammabilità è molto basso;

- sostanze e preparati che, a contatto con l'acqua o l'aria umida, sprigionano gas estremamente infiammabili in quantità pericolose;

5) infiammabili: sostanze e preparati liquidi con un basso punto di infiammabilità;

6) molto tossici: sostanze e preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccolissime quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche;

7) tossici: sostanze e preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccole quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche;

8) nocivi: sostanze e preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche;

9) corrosivi: sostanze e preparati che, a contatto con i tessuti vivi, possono esercitare su di essi un'azione distruttiva;

10) irritanti: sostanze e preparati non corrosivi, il cui contatto diretto, prolungato o ripetuto con la pelle o le mucose può provocare una reazione infiammatoria;

11) sensibilizzanti: sostanze e preparati che, per inalazione o assorbimento cutaneo, possono dar luogo ad una reazione di ipersensibilizzazione per cui una successiva esposizione alla sostanza o al preparato produce reazioni avverse caratteristiche;

12) cancerogeni: sostanze e preparati che, per  inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza;

13) mutageni: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza;

14) tossici per il ciclo riproduttivo: sostanze e preparati che, per inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono provocare o rendere più frequenti effetti nocivi non ereditari nella prole o danni a carico della funzione o delle capacità riproduttive maschili o femminili;

15) pericolosi per l'ambiente: sostanze e preparati che, qualora si diffondano nell'ambiente, presentano o possono presentare rischi immediati differiti per una o più delle componenti ambientali.

2.2.2.3 L’etichettatura e l’imballaggio

L’etichetta riporta simboli che forniscono in modo sintetico e immediato la pericolosità della sostanza o del preparato contenuto nella confezione. Sono riportati di seguito i termini, la sigla e il significato definiti dalla normativa:

1) esplosivo : una bomba che esplode (E);

2) comburente: una fiamma sopra un cerchio (O);

3) facilmente infiammabile: una fiamma (F);

4) estremamente infiammabile: una fiamma (F+);

5) tossico: un teschio su tibie incrociate (T);

6) molto tossico: un teschio su tibie incrociate (T+);

7) nocivo: una croce di Sant'Andrea (Xn);

8) corrosivo: la raffigurazione dell'azione di un acido ( C);

9) irritante:una croce di Sant'Andrea (Xi);

10) pericoloso per l'ambiente: un albero spoglio con un pesce morto.

Tali simboli devono essere stampati in nero su fondo giallo/arancione.

Le altre informazioni che devono comparire sull'etichetta (indicazioni in caratteri leggibili e indelebili) sono:

1) la denominazione della sostanza conforme a una delle denominazioni riportate nell'Allegato I. Se la sostanza non figura nell'allegato, la denominazione deve basarsi su una nomenclatura internazionale riconosciuta;

2) il nome e l'indirizzo completo, nonché il numero di telefono del responsabile dell'immissione sul mercato stabilito all'interno dell'U.E., che può essere o il fabbricante, o l'importatore, o il distributore;

3) l'indicazione di pericolo che comporta l'impiego della sostanza. Se la sostanza non compare nell'Allegato I, i simboli e le indicazioni di pericolo sono assegnati in base alle norme dell'Allegato VI. Se per la sostanza sono indicati più simboli di pericolo, è possibile indicare solo il  simbolo più pericoloso;

4) le frasi di rischio dette "frasi R";

5) i consigli di prudenza detti "frasi S";

6) il numero C.E. – se assegnato – che compare nell'elenco EINECS o ricavato dall'elenco delle sostanze pubblicato dal Ministero della Sanità.

Regole specifiche sono definite anche per quanto concerne gli imballaggi che devono essere solidi e resistenti per consentire la manipolazione e il trasporto, tali da impedire la fuoriuscita del contenuto, essere realizzati con materiale inattaccabile dalla sostanza contenuta e non reattiva con essa.

2.2.2.4 La scheda di sicurezza

Con la Direttiva 88/379/CEE si introduce l’obbligo di dotare i prodotti “pericolosi” della cosiddetta “scheda di sicurezza”. In questo modo gli “Stati Membri adottano le misure necessarie per l'attuazione di un sistema specifico di informazione relativo ai preparati pericolosi. [...] Tali informazioni sono principalmente destinate agli utilizzatori professionali e devono permettere loro di prendere le misure necessarie ai fini della protezione della salute e della sicurezza sul posto di lavoro".

Con la successiva direttiva 91/155/CEE si afferma inoltre: "Il responsabile dell'immissione sul mercato di una sostanza pericolosa o di un preparato pericoloso, stabilito all'interno della comunità, sia esso il fabbricante, l'importatore o il distributore, deve fornire al destinatario, nella persona dell'utente a titolo professionale, una scheda di dati di sicurezza indicante le informazioni” necessarie ad attuare un’efficace prevenzione.

In Italia le due direttive sono state recepite con il D.M. 28 gennaio 1992 del Ministero della Sanità, riprendendo integralmente il testo riportato nelle due direttive; i dati specifici da fornire sono indicati nell'allegato III.

Occorre precisare che queste direttive riguardano esclusivamente i preparati pericolosi, cioè miscele o soluzioni composte da due o più sostanze, e non le sostanze pure, le quali sono state invece oggetto di diverse normative recepite nel nostro paese con il Decreto Ministeriale del 4 aprile 1997.

La scheda di dati di sicurezza, che deve essere stilata con precisazione della data, contiene le seguenti rubriche obbligatorie:

1. Elementi identificativi della sostanza o del preparato e della società/impresa: ai fini della sicurezza, questi dati sono di fondamentale importanza in quanto, in caso di necessità, è possibile avere informazioni dirette dal fabbricante/importatore/distributore.

2. Composizione/informazione sugli ingredienti: se si tratta di sostanza pura, occorre obbligatoriamente indicare il nome esatto; in caso di preparato, la normativa consente di non indicare con precisione la composizione completa (per tutelare il segreto industriale), ma obbliga ad indicare comunque le sostanze presenti nei preparati quando queste abbiano concentrazioni pari o superiori a quelle stabilite e siano definite pericolose dalle norme. In questo punto vengono indicati anche i numeri di identificazione delle sostanze chimiche e precisamente:

- il numero CAS (Chemical Abstract Service), numero di identificazione di una sostanza o di una miscela diffuso a livello mondiale, al fine di definire in modo certo l’identità della sostanza chimica;

- il numero CEE, riconosciuto solo all'interno della CEE;

- il numero EINECS (European Inventory of Existing Commercial Substances), relativo all’inventario delle sostanze commercializzate in ambito europeo.

3. Indicazione dei pericoli: vengono indicati gli effetti dannosi per la salute dell'uomo e i sintomi che possono insorgere in seguito all'utilizzo.

4. Misure di pronto soccorso: per ogni via di penetrazione possibile della sostanza (inalazione, ingestione, contatto con la pelle, contatto con gli occhi) sono indicati: i sintomi, le modalità di intervento immediato, i probabili effetti immediati e successivi,  i mezzi di intervento che devono essere presenti sul luogo di lavoro utili per l'intervento immediato.

5. Misure antincendio: le indicazioni devono contenere informazioni in merito ai mezzi di estinzione consigliati e sconsigliati in caso di incendio della sostanza chimica e sui dispositivi di protezione individuale da utilizzare.

6. Misure in caso di fuoriuscita accidentale: le informazioni sono relative a precauzioni individuali volte alla tutela della salute fisica delle persone,  precauzioni ambientali volte alla tutela dell'ambiente, metodi di pulizia volti a diminuire il rischio a seguito della fuoriuscita del materiale.

7. Manipolazione e stoccaggio: è una delle voci più importanti in quanto comunica all'utente finale (il lavoratore) come comportarsi durante l'utilizzo del prodotto in modo da ridurre i rischi che l'utilizzo dello stesso  può comportare. Sono indicate le precauzioni da adottare durante l'utilizzo, le procedure di impiego, l'equipaggiamento consigliato durante l'uso. Sono inoltre indicati i materiali incompatibili con la sostanza/preparato, i quantitativi massimi che si possono stoccare, le caratteristiche del luogo dello stoccaggio (temperatura massima/minima), il materiale costituente l'imballaggio e i contenitori idonei al prodotto.

8. Controllo dell'esposizione/protezione individuale: sono riassunte in questo capitolo tutte le  misure precauzionali da adottare durante l'uso, al fine di  ridurre al minimo l'esposizione del lavoratore. E' specificato inoltre il principio che vede come azione di protezione primaria la "protezione collettiva".

9. Proprietà fisiche e chimiche: sono riportate informazioni scientifiche di tipo chimico-fisico sulla sostanza/preparato necessarie alla sua classificazione. Le informazioni riguardano: aspetto, odore, pH, punto/intervallo di ebollizione, punto/intervallo di fusione, punto di infiammabilità, autoinfiammabilità, proprietà comburenti, pressione di vapore, densità reattiva, solubilità: idrosolubilità, liposolubilità, coefficiente di ripartizione, ecc.

10. Stabilità e reattività: sono fornite altre indicazioni sul  comportamento chimico-fisico della sostanza/preparato, di più facile lettura e di più immediata applicabilità rispetto al precedente punto.

11. Informazioni ecologiche: è la voce dedicata specificamente all'ambiente o meglio alla tutela dell'ambiente. In essa vanno indicati il comportamento e la trasformazione a cui va incontro la sostanza/preparato dispersa nell'ambiente (mobilità nell'ambiente,  degradabilità, accumulazione, effetti a breve e a lungo termine, ecotossicità, ecc. Tutte le informazioni sono obbligatorie per le sostanze classificate come pericolose per l'ambiente.

13. Considerazioni sullo smaltimento: devono essere fornite informazioni riguardanti la manipolazione dei rifiuti sotto l'aspetto della sicurezza ovvero, i metodi di smaltimento sia della sostanza che del contenitore (incenerimento, riciclaggio, messa in discarica, ecc.) facendo riferimento alle norme comunitarie e nazionali.

14. Informazioni sul trasporto: questa voce ha lo scopo di informare l'utilizzatore finale sulla movimentazione del prodotto sia all'interno dell'area di lavoro che all'esterno. Devono essere fornite le indicazioni per i vari tipi di trasporto (marittimo, aereo, terrestre) e, devono essere citate le varie codifiche per i diversi tipi di trasporto (ADR, RID, IMO, IATA, ecc.).

15. Informazioni sulla regolamentazione: le norme che regolano le sostanze ed i preparati pericolosi sono quelle già accennate in precedenza sull'etichettatura e la classificazione. Quindi le indicazioni riportate sulle etichette devono riguardare: simboli delle sostanze pericolose, frasi di rischio, consigli di prudenza.

16. Altre informazioni: questa voce può essere molto ampia in quanto il legislatore ha voluto fornire al fabbricante/importatore/distributore uno spazio nel quale indicare altre informazioni rilevanti ai fini della sicurezza e della salute del lavoratore (indicazioni sull'addestramento, raccomandazioni per l'uso ed eventuali restrizioni d'uso) o in favore della protezione dell'ambiente. Possono essere indicate anche fonti bibliografiche.

2.2.2.5 I valori limite

Nello studio delle attività lavorative e nella definizione dei criteri di prevenzione una particolare importanza rivestono i valori limite, cioè i limiti massimi delle concentrazioni delle sostanze nell’ambiente di lavoro oltre i quali possono insorgere malattie e/o danni per la salute dell'uomo.

Tali limiti non hanno valore assoluto, in quanto esiste una sensibilità individuale rispetto a una determinata sostanza; costituiscono comunque il risultato di indagini scientifiche condotte nel campo, che hanno portato ad affermare che la quasi totalità delle persone esposte quotidianamente a tali sostanze entro tali livelli non ha subito conseguenze dannose per la propria salute. La ricerca ha inoltre stabilito che l'entità degli effetti tossici dipende dalla dose della sostanza chimica considerata e che, se la quantità di prodotto viene diminuita progressivamente, si assiste alla scomparsa degli effetti sull'organismo.

Da questo chiarimento è scaturita una serie di ricerche atte ad individuare valori limite ammissibili per l'uso delle sostanze  chimiche negli ambienti di lavoro - ma anche nell'ambiente in generale.

Il limite di soglia delle sostanze chimiche è stato recepito nel nostro paese con il D.P.R. 10 settembre 1982, n.962 dalla Direttiva 78/610/CEE relativa alla tutela dei lavoratori esposti al cloruro di vinile monomero, anche se la necessità del controllo dei rischi era già compresa nel D.P.R. 303/56 “Norme generali per l’igiene del lavoro”.

Solo con il Decreto Legislativo 626/94 viene ripreso il concetto: si impongono espressamente misure generali di tutela per la salute e la sicurezza dei lavoratori, e in particolare si chiede:

- sostituzione di tutto ciò che è pericoloso con ciò che non lo è,  o lo è meno;

- limitazione al minimo indispensabile del numero di  lavoratori che sono, o possono venire a contatto, con fattori di rischio;

- utilizzo limitato ed esposizione ridotta ad agenti chimici, fisici, biologici;

- allontanamento del lavoratore dall'esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la salute del lavoratore stesso;

- eliminazione dei rischi secondo le migliori conoscenze acquisite e in base al progresso tecnologico.

Per quanto riguarda i valori limite, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) esistono due tipi di limite di esposizione con diverso significato:

- limiti di esposizione basati sulla capacità di proteggere la salute, cioè valori massimi accettabili per la salute umana;

- limite di esposizione accettati, cioè valori accettati per la salute umana dopo aver valutato l'evidenza di effetto sulla salute.

Esistono molti studi e procedure in materia, anche se i criteri a cui si fa riferimento a livello mondiale sono quelli definiti dall' ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists, USA, 1937). I TVL (Threshold limit value) vengono aggiormati di anno in anno e pubblicati in tre differenti categorie, tutte precedute dalla sigla TLV, che rappresenta il valore limite di soglia della concentrazione atmosferica di una sostanza, alla quale si ritiene che tutti i lavoratori  possano essere ripetutamente esposti, giorno dopo giorno, senza subire effetti nocivi. Tali categorie sono:

1) TLV-TWA (Time Weightd Average)/ media ponderata nel tempo: valore limite di soglia media ponderata per un giorno lavorativo di 8 ore e per una settimana lavorativa di 40 ore;

2) TLV-STEL (Shot Term Exposure Limit)/ limite per breve tempo di esposizione: valore limite di soglia per breve tempo di esposizione con finalità di proteggere i lavoratori dall'insorgenza di irritazioni, di danni tissutali irreversibili, oppure di narcosi di grado sufficiente ad accrescere la possibilità di infortunio. In genere tale valore integra i valori TLV-TWA quando sono considerate sostanze che possono generare effetti acuti. Viene definito come esposizione media ponderata su un tempo massimo di 15 minuti che non deve mai essere superato. Le esposizioni STEL non devono quindi superare i 15 minuti e non devono essere più di 4 in un turno di lavoro e, tra un’esposizione e l’altra, devono intercorrere almeno 60 minuti;

3) TLV-C (Ceiling)/ concentrazione che non deve essere superata neppure istantaneamente: valore limite istantaneo o limite per esposizioni di breve durata; indica la concentrazione che non deve mai essere superata.

Nel caso in cui per una sostanza fosse indicato il solo valore TLV-TWA significa che sono consentite esposizioni maggiori al valore di soglia, purché  le stesse vengano compensate con esposizioni al di sotto del valore di soglia durante la giornata stessa. L'ACGIH ha infatti affermato che per talune sostanze è possibile superare al massimo tre volte tanto la concentrazione per un tempo massimo di trenta minuti massimi nell'arco della giornata e, comunque, non è possibile arrivare a concentrazioni cinque volte superiori.

Va precisato che nel caso si abbia – nell'ambiente di lavoro – un’esposizione a più sostanze, l'indice di esposizione da considerare è dato dalla seguente formula:

TLV  =   (c1 / t1) + (c2 / t2)

dove c1 e c2 sono le concentrazioni misurate nell'ambiente delle sostanze presenti e t1 e t2 il loro limite. Quando questo valore è superiore a 1 significa che il TLV della miscela è superato. Da quanto esposto, si evince che non vengono considerati gli effetti combinati delle due sostanze (che potrebbero essere proprio dal punto di vista chimico estremamente negativi), ma solamente il loro effetto additivo.

2.3 I materiali e i prodotti per le costruzioni

Come affermato precedentemente, molti sono i materiali e i prodotti che vengono oggi utilizzati nel settore delle costruzioni che comportano rischio di matrice chimica per la salute degli operatori.

Prendendo in esame il cantiere e le lavorazioni che vi si sviluppano, si può affermare che il rischio chimico è stato riconosciuto in modo più ampio solo negli ultimi decenni, in corrispondenza della diffusione di prodotti di sintesi offerti  dall’industria chimica.

La corrispondenza tra i prodotti a “rischio chimico” e la salute dell’uomo si concretizza in effetti sensibilizzanti, irritanti, nefrotossici, epatotossici, neurotossici, cancerogeni e, in rari casi, anche effetti mutageni e teratogeni. E’ necessario precisare che i pericoli più gravi sono dovuti alla combinazione di più sostanze: mentre i singoli prodotti sono ampiamente documentati ed appropriatamente etichettati, problematico diventa il controllo delle possibili interazioni tra prodotti diversi.

Tenendo presente che anche per quanto riguarda il rischio chimico valgono le regole generali di prevenzione per cui è necessario innanzi tutto eliminare il rischio alla fonte, individuando prodotti alternativi non nocivi, neutralizzarlo mettendo in atto tecniche e sistemi di protezione collettiva (che però in cantiere risultano praticamente impossibili), e solo come ultimo atto utilizzare dispositivi di protezione individuale, va ricordato che l'azione nociva delle sostanze chimiche può manifestarsi in modo diverso e in particolare per:

- contatto, provocando malattie cutanee ed altre affezioni, per cui è necessario che l'operatore indossi mezzi protettivi e abbigliamento adeguati ed in particolare tuta, guanti e scarpe da lavoro;

- inalazione, provocando irritazione e malattie che possono interessare diversi apparati e in particolare le vie respiratorie, per cui, a seconda dei casi, è necessario utilizzare maschere di protezione e, se le sostanze che si liberano sono ritenute dannose a specifici organi o parti del corpo (ad esempio le mucose oculari), fare ricorso ad idonei mezzi personali di protezione;

- ustione, provocando azione caustica, per cui viene raccomandata estrema cautela nell'utilizzo.

L’attenzione al problema sta sempre più aumentando, anche per la diffusione di una maggiore sensibilità nei confronti delle questioni ambientali, per cui le industrie produttrici sono oggi in grado di offrire soluzioni “pulite”, garantendo per i propri prodotti livelli prestazionali di pari dignità rispetto a quelli diffusi in passato (è il caso, ad esempio, di certi prodotti disarmanti che vanno a rimpiazzare quelli a base di oli minerali giustamente banditi dal mercato oppure di certe famiglie di vernici la cui composizione vede una percentuale molto bassa di elementi dannosi).

Le vie di penetrazione e quindi di attacco alla salute dell’uomo sono costituite dalle vie respiratorie, dalla cute e dalla mucosa oculare, con effetti schematicamente riportati in tabella 2.

Tab. 2  - Vie di penetrazione degli agenti chimici e principali effetti sulla salute

fonte: nostra elaborazione

Vie di penetrazione

Effetti

Vie respiratorie

-          Laringofaringite, alveolite, bronchite, asma allergico

-          fibrosi polmonare

-          tumori, leucemie

-          effetti sul SNC

-          danni di diversa entità a carico dei vari organi (polmoni, ossa, reni, fegato,…)

Cute

-          Causticazione, ustione

-          irritazione, rossore, dermatite

-          dermatite allergica

Mucosa oculare

-          Congiuntivite, congiuntivite allergica

-          cheratite

Sono sicuramente le polveri quelle che, almeno quantitativamente, incidono in modo più massiccio sulla salute degli operatori del settore. I danni provocati dalle polveri e dalle fibre sono noti ormai da molti decenni, tanto che le prime malattie professionali riconosciute a livello internazionale sono state la silicosi e l’asbestosi. Gli effetti sulla salute dell’uomo sono di varia natura, a seconda della composizione della sostanza, del materiale o del prodotto: è comunque noto che nel cantiere, proprio per la molteplicità e per la natura delle lavorazioni che vi si svolgono, le polveri sono presenti in dosi massicce.

Un primo riferimento in merito alla protezione dell'organismo contro le polveri è stato fornito con il D.P.R. 303/56, dove viene precisato che il datore di lavoro è tenuto ad adottare i provvedimenti atti ad impedirne o a ridurne lo sviluppo e la diffusione nell'ambiente, in funzione anche della natura e della concentrazione delle stesse. E’ tenuto inoltre ad adottare tutte le misure tecnologicamente possibili per limitare l'esposizione alle polveri del lavoratore e, ove ciò non è possibile, mettere a disposizione e far adottare i dispositivi di protezione individuali.

L'ACGIH (American Conference of Govermental Industrial Hygienists) ha classificato le polveri in tre categorie a seconda della loro granulometria:

- MPI, massa delle particelle inalabili (>100 micron)

- MPT, massa delle particelle toraciche (<100 micron; >25 micron)

- MPR, massa delle particelle respirabili o “frazione respirabile” (<25 micron).

Un altro tipo di classificazione che si può effettuare in merito alle polveri è quella basata sulla loro tipologia/origine. Le polveri organiche possono provocare diverse patologie, tra le quali sono piuttosto diffuse: asma allergico, sindrome tossica da polveri organiche e polmonite da ipersensibilità, mentre le polveri inorganiche sono a loro volta suddivise in base alla loro natura in polveri da metalli (zinco, alluminio, mercurio, ecc.), polveri di natura fibrosa (asbesto, talco, ecc.), polveri di silicati (silice libera).

Anche le fibre, per le quali sono in atto a livello internazionale studi e ricerche di grande interesse, costituiscono un problema fortissimo. E’ da sottolineare però che su questo versante, grazie alla diffusione delle informazioni che si è verificata in seguito alla pubblicazione di rapporti scientifici e soprattutto dopo l’emanazione delle direttive riguardanti l’uso di amianto, si è creta una sensibilità tra gli operatori del settore per cui tutti i materiali fibrosi minerali (lana di roccia, fibre di vetro e ovviamente amianto) vengono trattati con la dovuta cautela. Inoltre, proprio in base a dettati normativi, le lavorazioni che comportano la manipolazione o il contatto con l’amianto, possono essere effettuate solo da imprese e da operatori che siano stati adeguatamente formati per operare in sicurezza.

Problematici sono anche tutti quei prodotti che nel momento in cui vengono posati in opera cambiano, anche solo temporaneamente, di stato fisico. Si tratta di vernici, adesivi, sigillanti, ecc. che, posati allo stato liquido o fluido, solidificano per effetto di specifiche reazioni chimiche, sprigionando in dosi consistenti sostanze nocive per la salute. Tra le sostanze più pericolose, è da citare la maggior parte dei solventi, che possono avere un effetto narcotico sul lavoratore. I primi effetti sulla persona sono riconducibili a una serie di disturbi che spesso possono essere confusi con un generico malessere (stanchezza, cefalea, insonnia, vertigini, disturbi della sfera sessuale, ecc.), fino a trasformarsi in disturbi più evidenti, quali la mancanza di attenzione e concentrazione, fino ad arrivare alla encefalopatia con evidenti segni neurologici. Secondo le ricerche effettuate, uno dei problemi più rilevanti conseguenti all’uso di queste sostanze è quello neurotossico che provoca disturbi di comportamento; infatti le sostanze che penetrano negli organi del corpo umano si associano a molecole dell’organismo determinando una serie di reazioni biochimiche ed elettrofisiologiche. Si hanno così effetti di tipo motorio, sensitivo, cognitivo, sistemico che agiscono anche sull'affettività e sulla personalità del lavoratore. Tali aggressioni sono molto gravi, anche perché le manifestazioni non sono immediate e non sono sempre osservabili e quindi diagnosticabili, con un conseguente comportamento di inconsapevolezza per quanto riguarda l’esposizione al rischio.

Si riporta di seguito la tabella 3 che sintetizza la natura del rischio chimico a cui le diverse figure professionali sono esposte, attraverso la quale si può registrare la vastità del fenomeno all’interno del settore delle costruzioni. Praticamente tutte le categorie di lavoratori vengono a contatto con sostanze che dal punto di vista chimico possono influire negativamente sulla salute dell’uomo. Inoltre è da rilevare che il rischio non è quasi mai presente singolarmente, ma associato ad altri rischi, il che rende più problematica l’azione di prevenzione.

Si riportano inoltre sette schede corrispondenti ad altrettante categorie di prodotti che sono ritenute molto problematiche per la salute dell’uomo e per l’ambiente per la loro composizione. Le schede sono di carattere esemplificativo e non esauriscono la complessità del quadro.

Le categorie di prodotti analizzati sono:

-          polveri organiche e inorganiche,

-          gli intonaci e le malte in genere,

-          gli isolanti minerali in fibre (non è trattato l’amianto in quanto estremamente noto sia per gli effetti sulla salute che per le cautele da adottare durante la bonifica o la rimozione),

-          gli isolanti sintetici,

-          gli impermeabilizzanti a base di bitume,

-          gli adesivi e i sigillanti,

-          le pitture, le vernici, gli smalti.

Tali categorie di prodotto sono state analizzate tenendo in considerazione una serie di voci che si riconducono alla scheda di sicurezza dei prodotti, senza ripercorrerla nella sua interezza. Gli argomenti considerati sono i seguenti:

-          sostanza/prodotto,

-          aspetto/forma,

-          lavorazioni interessate,

-          sostanze contenute,

-          vie di penetrazione,

-          rischi per la salute,

-          cautele operative,

-          uso di DPI,

-          frasi di rischio e consigli di prudenza,

-          problemi ambientali.

scheda n. 1

sostanza/prodotto

polveri organiche e inorganiche

aspetto/forma

- sospensione dispersa nell’aria di materiali solidi e prodotta da un processo meccanico o da un turbine (D.Lgs. n. 277/91)

- sono classificate sia per la loro dimensione (che definisce il grado di penetrabilità nell’organismo), che per la loro natura (organica ed inorganica)

lavorazioni interessate

-- grandi quantità di polveri vengono prodotte in particolari lavorazioni:

- demolizioni

- scavi

- movimento terra

- perforazioni

- preparazione malte e calcestruzzi

-- secondo la classificazione in base alla loro natura:

- per le polveri organiche (legno, plastiche, resine,…)

- per le polveri inorganiche (materiali lapidei e ceramici)

sostanze contenute

le sostanze presenti in cantiere sotto forma di polvere sono numerosissime; per alcune la presenza è estremamente dannosa; in particolare quarzo, solfato di calcio, calce, cemento, argilla, polveri di legno

vie di penetrazione

apparato respiratorio: le polveri vengono suddivise in:

Particelle inalabili (MPI),

Particelle toraciche (MPT),

Particelle respirabili (MPR).

rischi per la salute

- contatto

- dermatiti allergiche da contatto

- dermatiti irritative da contatto

- orticarie allergiche

- acne (da olii e sostanze aromatiche clorurate)

- ulcerazioni (da cromo, arsenico ecc.)

- fotodermatiti croniche

- tumori cutanei

- allergie

- inalazione, con conseguenti irritazione e malattie, che possono coinvolgere vari apparati

- ingestione

 

cautele operative

- evitare il contatto con gli occhi

- evitare l’inalazione delle polveri e dei vapori

- evitare il contatto con la pelle

- analisi scheda di sicurezza del prodotto

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione; informazioni precise circa manipolazione (in particolare evitare il contatto con gli occhi, il contatto con la pelle)

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro)

- maschere, filtri

- guanti, creme

- occhiali protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R36 irritante per gli occhi

R38 irritante per la pelle

R41 rischio di gravi lesioni oculari

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S26 in caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare il medico

S37 usare guanti adatti

problemi ambientali

- per le polveri vengono date indicazioni generiche

- indicazioni precise vengono fornite per il prodotto specifico

 

scheda n. 2

sostanza/prodotto

intonaci

aspetto/forma

- composti fluidi (malte)

- lo stato fisico del prodotto intonaco è polvere. Il prodotto, solitamente già premiscelato, arriva in cantiere generalmente confezionato in sacchi; in cantieri di grosse dimensioni le malte per intonaco sono conservate in silos appositi

lavorazioni interessate

- realizzazione di finiture di superfici esterne e interne verticali e orizzontali

sostanze contenute

- acqua

- calce idraulica,

- calce idrata,

- ossido da calcio,

- idrossido di calcio,

- carbonato di calcio,

- solfato di calcio,

- silicato di potassio,

- cemento Portland,

- inerti vari (silicei, loppa d’altoforno, ecc.)

- additivi vari

vie di penetrazione

- contatto (pelle, occhi)

- l’inalazione

- cute

- apparato respiratorio

- parti interessate: mani, viso, occhi, vie respiratorie

rischi per la salute

- nella classificazione vigente i prodotti fanno parte delle sostanze/preparati pericolosi

- Xi irritanti

- C corrosivi

- dermatiti, dermatiti allergiche

- irritazione vie respiratorie

- danni irreversibili agli apparati polmonare, renale, epatico, osseo

- effetti sul SNC

cautele operative

- evitare il contatto con gli occhi

- evitare l’inalazione delle polveri e dei vapori

- evitare il contatto con la pelle

- analisi scheda di sicurezza del prodotto

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione; informazioni precise circa manipolazione (in particolare evitare il contatto con gli occhi, il contatto con la pelle)

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro)

- maschere, filtri

- guanti

- occhiali protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R34 provoca ustioni

R36 irritante per gli occhi

R38 irritante per la pelle

R41 rischio di gravi lesioni oculari

S2 conservare fuori dalla portata dei bambini

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S26 in caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare il medico

S37 usare guanti adatti

S38 in caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto

S39 proteggere gli occhi e la faccia

problemi ambientali

- le informazioni ecologiche fornite dalle schede di sicurezza sono generiche

- i residui di sostanze inerti devono essere smaltiti secondo i normali regolamenti delle autorità locali, recuperati se possibile, smaltiti in discariche autorizzate

cautele operative

- evitare il contatto con gli occhi

- evitare l’inalazione delle polveri e dei vapori

- evitare il contatto con la pelle

- analisi scheda di sicurezza del prodotto

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione; informazioni precise circa manipolazione (in particolare evitare il contatto con gli occhi, il contatto con la pelle)

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro)

- maschere, filtri

- guanti

- occhiali protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R34 provoca ustioni

R36 irritante per gli occhi

R38 irritante per la pelle

R41 rischio di gravi lesioni oculari

S2 conservare fuori dalla portata dei bambini

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S26 in caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare il medico

S37 usare guanti adatti

S38 in caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto

S39 proteggere gli occhi e la faccia

problemi ambientali

- le informazioni ecologiche fornite dalle schede di sicurezza sono generiche

- i residui di sostanze inerti devono essere smaltiti secondo i normali regolamenti delle autorità locali, recuperati se possibile, smaltiti in discariche autorizzate

scheda n. 3

sostanza/prodotto

isolanti minerali in fibre

aspetto/forma

fibre sciolte, pannelli rigidi, materassini

lavorazioni interessate

- realizzazione di chiusure verticali (muri e tamponamenti), coperture, solai in costruzioni ex-novo e in interventi di manutenzione e ripristino

sostanze contenute

- fibre di vetro, lana di roccia

- supporti vari, appretti, additivi

vie di penetrazione

- cute

- apparato respiratorio

- parti interessate: mani, viso, occhi, vie respiratorie

rischi per la salute

- Xi irritanti

- dermatiti, dermatiti allergiche

- irritazione vie respiratorie

cautele operative

- sostituzione o riduzione di prodotti cancerogeni

- analisi scheda di sicurezza del prodotto

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione; informazioni precise circa manipolazione, stoccaggio e messa in opera (in particolare evitare il contatto con gli occhi, l’inalazione delle fibre, il contatto con la pelle)

- obbligo di sorveglianza sanitaria

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro)

- maschere, filtri

- guanti

- occhiali protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R36 irritante per gli occhi

R37 irritante per le vie respiratorie

R38 irritante per la pelle

R42 può provocare sensibilizzazione per inalazione

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S37 usare guanti adatti

problemi ambientali

- le informazioni ecologiche fornite dalle schede di sicurezza sono generiche

- i residui di sostanze inerti devono essere smaltiti secondo i normali regolamenti delle autorità locali, recuperati se possibile, smaltiti in discariche autorizzate

 

scheda n. 4

 

sostanza/prodotto

isolanti sintetici

aspetto/forma

pannelli rigidi, schiume

lavorazioni interessate

- realizzazione di chiusure verticali (muri e tamponamenti), coperture, solai in costruzioni ex-novo e in interventi di manutenzione e ripristino

sostanze contenute

- poliuretano espanso, polistirene espanso, schiume poliureaniche

- per alcuni prodotti è fornito il valore del limite di esposizione

vie di penetrazione

- apparato respiratorio

- parti interessate: mani, viso, occhi, vie respiratorie

rischi per la salute

- malattie vie respiratorie

- danni irreversibili per diversi organi, tumori

cautele operative

- sostituzione o riduzione di prodotti cancerogeni

- analisi scheda di sicurezza del prodotto

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione; informazioni precise circa manipolazione, stoccaggio e messa in opera (in particolare evitare il contatto con gli occhi, l’inalazione delle fibre, il contatto con la pelle)

- obbligo di sorveglianza sanitaria

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro)

- maschere, filtri

- guanti

- occhiali protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R12 facilmente infiammabile

R18 durante l’uso può formare con l’aria miscele esplosive/

infiammabili

R42 può provocare sensibilizzazione per inalazione

S16 conservare lontano da fiamme e scintille – non fumare

S21 non fumare durante l’impiego

S23 non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S37 usare guanti adatti

problemi ambientali

- F sostanze facilmente infiammabili        

- in base al DPR n. 915 del 1982 e la legge n. 397 del 1988, le schiume poliuretaniche sono considerate rifiuti speciali assimilabili ai rifiuti solidi urbani. Possono quindi essere smaltite in discarica pubblica autorizzata oppure in inceneritori che utilizzano sistemi per l’abbattimento dei fumi.

 

scheda n. 5

sostanza/prodotto

impermeabilizzanti a base di bitume

aspetto/forma

- membrane e guaine in rotoli

- miscele fluide

lavorazioni interessate

- impermeabilizzazioni fondazioni e muri contro terra

- impermeabilizzazioni coperture

sostanze contenute

- primer

- solventi organici

- IPA idrocarburi policiclici aromatici

- resine acriliche

vie di penetrazione

- apparato respiratorio

- cute

- occhi

- mucose

rischi per la salute

- dermatiti da contatto

- allergopatie respiratorie

- inalazione di prodotti tossici, nocivi, cancerogeni: tumori, effetti sul SNC, danni ad apparati vari

cautele operative

- ventilare i luoghi di lavoro

- evitare interferenze con altre attività

- sostituzione o riduzione di prodotti cancerogeni

- seguire le indicazioni procedurali fornite dalla scheda di sicurezza

- valutazione del rischio

- adozione misure tecniche procedurali e igieniche

- obbligo di informazione e formazione (informazioni precise circa la manipolazione, stoccaggio e messa in opera)

- obbligo di sorveglianza sanitaria

- registro degli esposti a cancerogeni

uso di DPI

- abbigliamento adeguato (indumenti da lavoro, grembiuli)

- maschere, facciali, filtri

- guanti

- occhiali protettivi

- stivali/gambali

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R12 facilmente infiammabile

R18 durante l’uso può formare con l’aria miscele esplosive/

infiammabili

R40 può provocare effetti irreversibili sull’uomo

R42 può provocare sensibilizzazione per inalazione

S16 conservare lontano da fiamme e scintille – non fumare

S21 non fumare durante l’impiego

S23 non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S37 usare guanti adatti

problemi ambientali

- la maggior parte dei prodotti sono infiammabili, tossici per gli organismi acquatici e per l’ambiente; è quindi necessario non disperderli

scheda n. 6

sostanza/prodotto

adesivi e sigillanti

aspetto/forma

-- adesivi a base naturale o sintetica: si presentano in emulsione acquosa, in soluzione solvente, in polvere

-- sigillanti, utilizzati solitamente allo stato fluido; si distinguono:

- sigillanti monocomponenti (a vulcanizzazione totale o permanentemente plastici)

- sigillanti bicomponenti (prodotto base e composto indurente), che induriscono per evaporazione del solvente o del mezzo disperdente

- primer

- materiali di riempimento

- materiali di distacco

lavorazioni interessate

-- per gli adesivi:

- applicazione di rivestimenti continui

- applicazione di rivestimenti discontinui

- svariate lavorazioni di finitura

-- per i sigillanti: utilizzati nella realizzazione di giunti con funzione di protezione contro agenti fisici (umidità, pioggia, polvere, raggi ultravioletti, …)

sostanze contenute

-- per gli adesivi:

- polimeri plastici o elastici

- additivi catalizzatori, stabilizzanti, solventi, plastificanti, cariche

- indurenti

-- per i sigillanti: possono essere classificati in base alla loro composizione chimica (siliconici, polisolfurici, poliacrilici, poliuretanici, butilici, ecc.)

vie di penetrazione

- vie respiratorie

- cute

- occhi

- ingestione

rischi per la salute

- C corrosivo

- T tossico

- Xn nocivo

- Xi irritante

cautele operative

- aerare il locale

- osservare misure precauzionali per l’impiego di sostanze chimiche

- evitare di inalare i vapori

- non mangiare o bere durante l’utilizzo

- non fumare

- lavare le mani dopo l’utilizzo

uso di DPI

- protezione respiratoria adeguata (maschere, filtri,…)

- guanti

- occhiali protettivi, occhiali a tenuta per agenti chimici, occhiali di tenuta contro gli spruzzi

- indumenti da lavoro idonei

- scarpe antinfortunistiche, stivali

frasi di rischio e

consigli di prudenza

R10 infiammabile

R11 facilmente infiammabile

R14 reagisce violentemente con l’acqua

R20 nocivo per inalazione

R20/21 nocivo per inalazione e contatto con la pelle

R21 nocivo a contatto con la pelle

R21/22  nocivo a contatto con la pelle e per ingestione

R22 nocivo per ingestione

R23 tossico per inalazione

R34 provoca ustioni

R36 irritante per gli occhi

R36/37 irritante per occhi e vie respiratorie

R36/37/38 irritante per occhi/vie respiratorie/pelle

R36/38 irritante per gli occhi e per la pelle

R37 irritante per le vie respiratorie

R38 irritante per la pelle

R42 può provocare sensibilizzazione per inalazione

R43 può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle

R51/53 tossico per gli organismi acquatici, può provocare effetti negativi per l’ambiente acquatico

S1/2 conservare sotto chiave e fuori dalla portata dei bambini

S16 conservare lontano da fiamme e scintille – non fumare

S2 conservare fuori dalla portata dei bambini

S23 non respirare gas/vapori/fumi/ aerosol

S24 evitare il contatto con la pelle

S25 evitare il contatto con gli occhi

S26 in caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente e  abbondantemente con acqua e consultare il medico

S28 in caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare il medico

S29 non gettare i residui nelle fognature

S33 evitare l’accumulo di cariche elettrostatiche

S36/37/39 usare indumenti protettivi e guanti adatti e proteggersi gli occhi e la faccia

S37 usare guanti adatti

S37/39 usare guanti adatti e proteggersi gli occhi e la faccia

S37/39 usare guanti adatti e proteggersi gli occhi/la faccia

S39 proteggersi gli occhi e la faccia

S45 in caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile mostrare l’etichetta)

S46 in caso di ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore e l’etichetta

S51 usare soltanto in luogo ben ventilato

problemi ambientali

- F facilmente infiammabile

- le schede di sicurezza danno come indicazione fondamentale di evitare che il prodotto venga disperso nell’ambiente, in acqua o in fognature: solitamente si tratta di prodotti non biodegradabili

 

scheda n. 7

sostanza/prodotto

pitture, vernici, smalti

aspetto/forma

- fluidi commercializzati in contenitori sigillati

lavorazioni interessate

- operazioni di finitura in interni ed esterni su materiali di diversa natura (ceramici, metallici, lignei)

- in particolare le vernici epossidiche (largamente utilizzate per l’alta qualità prestazionale) hanno funzione decorativa e protettiva per supporti di diversa natura, quali ferro, legno, malte, calcestruzzi porosi o bagnati; rivestimenti di pavimentazioni in calcestruzzo; prodotti per la protezione delle armature nel ripristino del calcestruzzo degradato

sostanze contenute

la composizione varia molto a seconda della natura e della destinazione d’uso del prodotto

vie di penetrazione

- contatto con la pelle

- contatto con gli occhi

- ingestione

- inalazione

rischi per la salute

- Xi     Irritante

- Xn    Nocivo

- N     pericoloso per l’ambiente    

- F     Facilmente infiammabile      

- C     Corrosivo

cautele operative

- aerare l’ambiente di lavoro

- l’utilizzo dei prodotti deve avvenire in aree protette da ogni forma d’innesco di incendio e gli impianti elettrici devono essere costruiti secondo le norme antideflagranti

- i prodotti possono essere utilizzati mediante l’uso di pennello, rullo o spruzzo, con cautele diverse a seconda della procedura impiegata

- non mangiare e non bere durante l’uso dei prodotti

- non fumare

uso di DPI

- per le mani, creme barriera prima dell’impiego dei prodotti e  utilizzo di guanti di gomma nitrile o di materiale adeguato

- occhiali protettivi ermetici o maschera facciale

- maschere a filtri differenziati secondo il tipo e la quantità di solvente

- scarpe antistatiche

- indumenti protettivi

frasi di rischio e

consigli di prudenza

-- per le vernici epossidiche:

R10 Infiammabile

R11 Facilmente infiammabile

R20 Nocivo per inalazione

R20/21 Nocivo per inalazione e contatto con la pelle

R21/22          Nocivo per contatto con la pelle e per ingestione

R22 Nocivo per ingestione

R20/21/22 Nocivo per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione

R34 Provoca ustioni

R37 Irritante per le vie respiratorie

R37/38 Irritante per le vie respiratorie e per la pelle

R36/38 Irritante per gli occhi e la pelle

R38 Irritante per la pelle

R41 Rischio di gravi lesioni oculari

R43 Può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle   

R51/53 Tossico per gli organismi acquatici. Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico

R52/53 Nocivo per gli organismi acquatici. Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico

R65 Può causare danni polmonari se ingerito

S01 Conservare sotto chiave

S02 Conservare fuori dalla portata dei bambini

S13 Conservare lontano da alimenti o mangimi e da bevande

S16 Conservare lontano da fiamme e scintille non fumare

S23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli

S24/25         Evitare il contatto con gli occhi e la pelle

S26 In caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare un medico

S28 In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente con abbondante acqua

S29 Non gettare i residui nelle fognature

S37 Usare guanti adatti

S37/39         Usare guanti adatti e proteggersi gli occhi e la faccia.

S36/37/39 Usare indumenti protettivi e guanti adatti e proteggersi gli occhi e la faccia

S38 In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto

S45 In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile mostrargli l’etichetta)

S46 In caso d’ingestione non provocare il vomito: consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l’etichetta

S51 Usare soltanto in luogo ben ventilato

P92 Contiene composti epossidici. Si vedano le avvertenze del fabbricante

-- per le vernici per legno a solvente tradizionale:

R10 Infiammabile

R11 Facilmente infiammabile

R20/21/22 Nocivo per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione

R23 Tossico per inalazione

R24 Tossico a contatto con la pelle

R34 Provoca ustioni

R37/38 Irritante per gli occhi, per le vie respiratorie e per la pelle

R40 Possibilità di effetti irreversibili

R42 Può provocare sensibilizzazione per inalazione

R51 Tossico per gli organismi acquatici

R62 Possibile rischio di ridotta fertilità      

R65 Può causare danni polmonari se ingerito

S9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato

S16 Conservare lontano da fiamme e scintille non fumare

S23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli

S24/25 Evitare il contatto con gli occhi e la pelle

S26 In caso di contatto con gli occhi lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare un medico

S37 Usare guanti adatti

S39 Proteggersi gli occhi e la faccia

-- per le vernici all’acqua:

R36 Irritante per gli occhi

R38 Irritante per la pelle

-- per le vernici biologiche:

R10 Infiammabile

R36 Irritante per gli occhi

R37/38 Irritante per gli occhi, per le vie respiratorie e per la pelle

S2 Conservare fuori dalla portat dei bambini

S7 Conservare il recipiente ben chiuso

S16 Conservare lontano da fiamme e scintille non fumare

S23 Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli

S29 Non gettare i residui nelle fognature

S51 Usare soltanto in luogo ben ventilato

problemi ambientali

- le principali indicazioni fornite dalle schede di sicurezza riguardano il pericolo d’inquinamento delle acque  e  le raccomandazioni di non disperdere il prodotto nei canali di smaltimento delle acque reflue, nei corsi d’acqua e nel terreno

- le informazioni sullo smaltimento sono complessivamente di tipo generico, rimandando alla normativa vigente in materia

- solitamente non vengono date informazioni riguardanti il recupero in caso di fuoriuscita accidentale del prodotto

- è necessario avvisare le autorità competenti in materia in caso di dispersione accidentale

- i prodotti a base di solvente sono tutti infiammabili

 

2.4 La prevenzione 

2.4.1 I prodotti sani e puliti

Si è fatto precedentemente cenno al fatto che fare prevenzione in ambito lavorativo vuol dire diffondere la cultura della sicurezza e dell’igiene del lavoro. Non si può infatti pensare che un’efficace sistema preventivo possa essere messo in atto soltanto quando, già in cantiere, ci si appresta ad effettuare una determinata lavorazione.

Perché la situazione sia considerata appropriata è infatti necessario che tutti gli operatori del processo edilizio siano consapevoli delle necessità di rispettare l’ambiente e la salute degli individui: questo potrà essere perseguito attraverso adeguate scelte sia in fase di programmazione che di progettazione e facendo riferimento ad imprese che hanno fatto della qualità – e in particolare della salute e della sicurezza - uno dei cardini del proprio comportamento.

La scelta dei prodotti a minor impatto sull’ambiente e sulla salute è già un fattore che garantisce una buona base; ma ciò non basta se gli operatori non sono formati per effettuare una lavorazione appropriata, oltre che in termini di qualità prestazionale, anche dal punto di vista dell’utilizzo del prodotto.

Da circa un paio di decenni le aziende dell’indotto edilizio più attente alle problematiche ambientali hanno progettato e immesso sul mercato prodotti che rispondono in modo più attento alle richieste di quella fascia di utenza e di quel comparto di progettisti che, in base a considerazioni di salvaguardia del patrimonio ambientale e territoriale da un lato e di tutela della salute dall’altro, sono più attenti alla scelta dei materiali, al loro ciclo di vita, alle loro caratteristiche in termini di igiene.

Sono così apparsi sul mercato molti prodotti che vengono proposti come materiali “biocompatibili”, “ecologici”, “verdi”, in quanto realizzati a partire da sostanze naturali e realizzati con processi di produzione, lavorazione, trasformazione che si ispirano alle tecniche tradizionali e che corrispondono a bilanci energetici sostenibili. Poiché le esigenze dell’utenza sono però legate non solo alle questioni ambientali, ma riguardano anche tutta una serie di altri fattori di tipo prestazionale, spesso la composizione di questi prodotti si arricchisce di additivi e componenti che non rispecchiano fino in fondo gli obiettivi prefissati.

E’ opportuno allora fare riferimento alla cosiddetta scheda di sicurezza del prodotto che, nonostante il dettato delle norme,  viene attualmente redatta in modo puntuale da quelle aziende che hanno scelto di offrire al mercato non tanto prodotti “sani”, ma piuttosto prodotti “conosciuti” per consentire comportamenti adeguati a chi deve operare.

2.4.2        L’uso di dispositivi di protezione individuale

E’ evidente che, pur mettendo in campo tutte le possibili forme di prevenzione, i rischi lavorativi legati all’utilizzo di un determinato prodotto possono comunque sussistere tanto da richiedere l’ultima forma di protezione a cui è necessario fare riferimento, cioè l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Tenendo conto del fatto che si possono utilizzare dispositivi diversi a seconda tipo di aggressione che il prodotto o la sostanza può dare (la scheda di sicurezza in genere dà informazioni appropriate da questo punto di vista) e tenendo conto del fatto che, come precedentemente illustrato, il rischio chimico si concretizza sull’uomo attraverso contatto, inalazione, ingestione, si può trovare una corrispondenza tra DPI, parti del corpo interessate e modalità di manifestazione (Tab. 4 ).

Tab. 4 - Impiego di DPI  in rapporto alle parti del corpo interessate da rischio chimico

fonte: nostra elaborazione

Natura del

Rischio chimico

Parti del corpo interessate

Cute

Occhi

Vie respiratorie

Aerosol

Polveri, fibre

Tuta, guanti

 

 

Occhiali di protezione

 

 

 

 

Maschera

Fumi

 

Nebbie

 

Liquidi

Immersioni

Maschera facciale, tuta, guanti

Getti

Schizzi

Gas – vapori

 

E’ da sottolineare ancora che la protezione dei lavoratori deve essere assicurata innanzi tutto a livello collettivo, e solo dopo, laddove è necessario e possibile, agire a livello individuale, creando all’interno dell’ambiente di lavoro una dotazione sufficiente, in relazione al  numero di addetti, di dispositivi per la protezione del corpo e delle sue parti. Per quanto riguarda i sistemi di protezione collettiva è opportuno fare riferimento a:

-          sistemi ad impregnamento d’acqua, utilizzati per sostanze/preparati di natura particellare solida.  In corrispondenza delle fonti di generazione delle particelle nocive vengono collocati getti d’acqua che catturano i microframmenti solidi,  impedendo loro di entrare in sospensione e quindi di essere respirati. Questo sistema è tipico delle opere di demolizione di strutture ceramiche;

-          sistemi di aerazione, basati sulla purificazione dell’aria e la dispersione/diluizione delle eventuali sostanze nocive (impianti di ventilazione e di purificazione), che non sono facilmente adottabili in cantiere. Si può osservare però che in cantiere spesso si lavora all’aria aperta; è quindi doveroso quando si opera negli interni per finiture di vario genere (intonaci, pitturazioni, verniciature, incollaggi, ecc.) provvedere a creare un sistema adeguato di ventilazione;

-          sistemi integrati, che prevedono l’accoppiamento simultaneo di sistemi diversi.

E’ comunque necessario, per quanto riguarda la prevenzione rispetto al rischio chimico, fare anche appropriato uso dei dispositivi di protezione individuale. Il D.Lgs. 475/92 di recepimento di direttive europee ha distinto in categorie i DPI regolamentandone l’uso; vengono individuate tre diverse categorie, corrispondenti a sistemi di tutela rispetto a rischi che possono essere considerati di lieve, media e forte entità. Per la protezione dal rischio chimico si ritiene che debbano essere impiegati i dispositivi di terza categoria. Secondo il decreto infatti “appartengono alla terza categoria i DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Nel progetto deve presupporsi che la persona che usa il DPI non abbia la possibilità di percepire tempestivamente la verificazione istantanea di effetti lesivi.”

Tali “mezzi di protezione” devono essere conservati in luoghi sicuri  e di facile accesso per essere reperibili tutte le volte che se ne presenti la necessità.

2.4.2.1 Tute

Sono concepite per proteggere il corpo intero.

Sono utilizzate in tutti quelle attività che espongono l'operatore a un continuo contatto con agenti chimici in condizioni di normale impiego. Sono realizzate principalmente con quelle fibre sintetiche (acriliche, viniliche, ammidiche, ecc.), le cui caratteristiche ne permettono l'impiego nella manipolazione di prodotti acidi e alcalini in presenza di agenti vari, compresi quelli cancerogeni (amianto e benzene) ed infine in lavori in rete fognaria.

Due sono le classi di appartenenza per questi indumenti o capi d'abbigliamento:

-                      Traspiranti (adatti per contatti accidentali, devono impedire o ritardare il transito di prodotti contaminanti per il tempo necessario affinché l'operatore possa liberarsene);

-                      Impermeabili (impiegabili per tempi limitati, creano attorno all'operatore un vero e proprio involucro capace di non reagire con le sostanze con cui viene a contatto e quindi di creare una barriera sicura tra il lavoratore e i prodotti chimici pericolosi).

La norma europea EN 340 "Indumenti di protezione: requisiti generali" detta una serie di regole specifiche, assolutamente necessarie per la definizione di un dispositivo idoneo:

-         requisiti generali rispondenti a criteri ergonomici (i materiali e i componenti dell'indumento di protezione non devono essere causa di effetti indesiderati sul portatore);

-         capacità di offrire al portatore il massimo grado di comfort compatibile con una protezione adeguata;

-         innocuità delle parti dell'indumento di protezione che possono venire a contatto con l'utilizzatore (assenza di asperità, spigoli vivi e sporgenze che potrebbero causare irritazione eccessiva o lesioni);

-         caratteristiche di indossabilità e comodità (il dispositivo deve essere progettato in modo da facilitarne il posizionamento corretto sull'utilizzatore e da garantire la permanenza in posizione per tutto il periodo di uso prevedibile, tenendo conto dei fattori ambientali, nonché dei movimenti e delle posture che il portatore potrebbe assumere nel corso del lavoro);

-         caratteristiche di leggerezza (il dispositivo deve essere il più leggero possibile, senza che ciò pregiudichi la resistenza necessaria  determinata in fase di progetto e l'efficienza);

-         caratteristiche di invecchiamento (l'indumento non deve favorire effetti nocivi legati all'alterazione del colore, alla pulitura e al cambiamento dimensionale sui livelli di prestazione);

-         appropriatezza della vestibilità attraverso la predisposizione di diverse taglie;

-         marcatura degli indumenti di protezione (ogni singolo indumento di protezione deve essere marcato rispettando le indicazioni della norma stessa);

-         informazioni fornite dal fabbricante (l'indumento di protezione deve essere fornito al committente corredato di tutte informazioni necessarie, redatte in modo tale da risultare inequivocabili e almeno nella lingua ufficiale dello stato di destinazione).

2.4.2.2 Guanti

Sono destinati a proteggere le mani degli operatori. Poiché svariate attività richiedono l’uso di questa categoria di DPI, moltissimi tipi sono stati studiati per rispondere alle diverse esigenze.

In particolare per quanto riguarda le attività che comportano utilizzo di sostanze chimiche aggressive, è necessario saper individuare quali sono i guanti capaci di resistere agli attacchi e non reagire, in modo tale da non provocare eventuali danni ulteriori alla cute.

2.4.2.3 Occhiali

I rischi lavorativi a cui gli occhi sono esposti possono essere di differente natura: sicuramente il rischio fisico può essere abbinato al rischio chimico e quindi la protezione di questo organo deve essere tenuta in forte considerazione. La manipolazione e la trasformazione dei materiali può infatti generare situazioni problematiche per una parte del corpo così delicata. Bisogna considerare che nella pratica spesso i lavoratori sono esposti alla combinazione di rischi di diversa natura e pertanto i mezzi di protezione che proteggono quest’organo devono essere adeguatamente scelti.

Il rischio chimico è individuabile in tutte quelle lavorazioni in cui gli occhi possono venire a contatto con liquidi, solidi ed areiformi, la cui natura determina un danno generalmente di tipo irritativo o caustico.

I dispositivi di protezione individuali per l’apparato visivo, che appartengono tutti alla terza categoria secondo quanto definito dal decreto sopracitato, comprendono occhiali con o senza schermi laterali (capaci di contrastare i molteplici rischi, fisici, chimici, biologici), maschere, visiere/schermi facciali, caschi per saldatura.

Ovviamente i DPI utilizzati in situazioni di rischio chimico devono essere tali da difendere l’operatore e nello stesso tempo non deteriorarsi per non compromettere la capacità visiva dell’operatore.

Spesso più che gli occhiali sono da preferire le maschere facciali che offrono una protezione più ampia. La maschera è realizzata da una  scocca in materiale polimerico, trasparente o opaco, mentre l’oculare è solitamente in policarbonato con trattamento antigraffio esterno e antiappannante interno. In genere le maschere sono utilizzate al posto degli occhiali per la loro  particolare conformazione che  permette una maggiore adesione al volto dell’operatore riducendo i rischi di penetrazione di corpi, schizzi, e polveri.

Per la contemporanea protezione del capo il loro utilizzo può essere associato all’uso del casco. Inoltre, come per gli occhiali, esistono in commercio mascherine con filtri per i differenti tipi di saldature, e per le esposizioni a raggi infrarossi, ultravioletti e LASER. Le maschere e le maschere a casco sono utilizzate soprattutto per proteggere gli operatori durante le fasi di saldatura e dove vi è il rischio di proiezione di materiale, proiezione di corpi caldi, e in tutte quelle situazioni ove la protezione dell’apparato visivo deve essere associata a quella del volto o dell’intero capo.

Le visiere sono utilizzabili in molteplici situazioni produttive dove si riscontra la possibile esposizione a liquidi, corpi contundenti e a calore. Sono inadatte per la loro conformazione alla protezione da polveri e gas.

E’ da ricordare che l’occhio e le sue mucose devono essere difesi quindi da attacchi meccanici, fisici e chimici, ma devono conservare nel tempo anche la loro capacità visiva, senza che questa subisca alterazioni. I DPI devono quindi possedere una struttura resistente e essere dotati di oculari o schermi capaci di proteggere l’occhio dai diversi tipi di radiazioni (raggi infrarossi, raggi ultravioletti, radiazioni laser) prodotte durante le lavorazioni.

2.4.2.4 Maschere

L’uso di DPI per le vie respiratorie è necessario ogni volta che si è in presenza di concentrazioni - considerate superiori alla soglia limite – di sostanze e preparati pericolosi o asfissianti, sotto forma di gas, vapori, polveri, fumi, nebbie. Tutti i dispositivi  di protezione delle vie respiratorie filtranti contro gli aerosol solidi o liquidi o contro gas irritanti, pericolosi tossici o radiotossici, rientrano nella terza categoria dei DPI. Questa categoria di DPI ha lo scopo di protegge principalmente dai seguenti pericoli:

a) Inalazione di polveri, fumi e nebbie

L'elemento inquinante è costituito da particelle di materiale solido (per polveri e fumo) o materiale liquido (per le nebbie) in sospensione nell'aria. Le particelle, che  aumentano la loro pericolosità al ridursi delle loro dimensioni, possono essere:

-                      polveri, che si formano quando i materiali solidi sono frantumati, sgrossati, sabbiati o molati;

-                      nebbie, ovvero particelle liquide che si formano durante lavori che comportano, ad esempio, la spruzzatura di un prodotto;

-                      fumi, ovvero piccolissime particelle metalliche generate durante, ad esempio, la saldatura (lavorazioni ad alta temperatura).

b) Aerosol di gas e vapori

I gas ed i vapori hanno un comportamento similare all’aria e con essa si mescolano facilmente. In concentrazioni sufficientemente elevate possono causare la morte, specie se si sostituiscono all'ossigeno (provocano soffocamento). I gas si diffondono rapidamente anche a grande distanza dalla loro sorgente che può essere il risultato della manipolazione/lavorazione di  prodotti chimici. I vapori sono la forma gassosa di materiali che normalmente – a temperatura ambiente – si trovano allo stato liquido (a volte anche solido) e che per effetto dell’aumento di temperatura cambiano di stato facendo evaporare il liquido (nello stesso modo in cui il vapore acqueo evapora dall'acqua). Si generano, ad esempio, durante la posa di impermeabilizzanti a caldo.

c) Insufficienza di ossigeno

L'insufficienza di ossigeno si verifica quando la percentuale di ossigeno nell'aria scende al di sotto del normale livello: 21% (la minima concentrazione ammissibile per la respirazione umana è il 17%). L'insufficienza di ossigeno può verificarsi in ambienti limitati come pozzi, serbatoi, fogne, ecc. a causa di una inadeguata ventilazione naturale, oppure può essere causata dal fuoco, da una reazione chimica, o quando altri gas eliminano l'ossigeno dall'aria. In questi casi l’uso di respiratori con immissione di aria è la protezione ideale.

I DPI per la protezione delle vie respiratorie, che devono essere scelti in relazione  alla tipologia di rischio, sono costituiti da un facciale che copre solitamente il mento, la bocca e il naso: l'utilizzatore viene messo in grado di respirare l'aria per l'azione di un filtro, oppure quella proveniente da una qualsiasi altra fonte di alimentazione. Tra questi DPI si distinguono respiratori isolanti (indipendenti dall’atmosfera ambiente) e apparecchi respiratori a filtro (dipendenti dall’atmosfera ambiente).

I  DPI per la protezione delle vie respiratorie vengono classificati anche in base alla classe di protezione determinata dalla differente resistenza alle varie sostanze nocive e loro concentrazione.

Oltre al facciale, che costituisce l’elemento di unione con l’utilizzatore, elemento di fondamentale importanza per la protezione dal rischio chimico è il filtro, che costituisce la parte determinante della maschera. Se ne distinguono schematicamente tre  tipi principali:

- Filtri antiparticelle (o antipolvere): devono trattenere il materiale particellare in sospensione nell’ambiente; sono quindi costituiti da materiale filtrante di varia natura dotato di porosità variabile in rapporto alle esigenze richieste ed alle caratteristiche del materiale filtrante;

- Filtri antigas, sono dotati di cartucce con involucro esterno di metallo e plastica riempite con sostanze idonee a trattenere i gas ed i vapori nocivi secondo il principio dell’ “adsorbimento” o per “chemiadsorbimento”. Nei filtri antigas il parametro di riferimento è la “capacità di trattenimento”, dipendente dalle caratteristiche del materiale filtrante, dell’inquinante, nonché dalla quantità e dal trattamento cui è stato sottoposto il materiale filtrante;

- Filtri combinati proteggono sia dalle polveri che dai gas. Il filtro antipolvere viene posizionato sulla parte anteriore.

Tab. 5 – Classificazione delle principali tipologie di filtro

fonte: Norme UNI

Tipo

Colore

Protezione da

A

Marrone

Vapori organici e solventi

B

Grigio

Gas e vapori inorganici (es.: gas alogenati e nitrosi, gas d'incendio, idrogeno solforato, acido cianidrico)

E

Giallo

Anidride solforosa e acidi solforosi

K

Verde

Ammoniaca

G

Azzurro

Acido cianidrico e composti

P

Bianco

Polveri tossiche, fumi, nebbie (es. polveri di amianto, silicio, alluminio)

NO-P3

Blu con fascia bianca

Ossido e biossido di azoto

CO

Nero

Monossido di carbonio

SX

Viola

Gas nitrosi (NO2, NO, ecc.)

AX

Marrone

Composti organici bassobollenti

Reattore

RP3

Arancione

Arancione- bianco

Iodio radioattivo, metano-iodio  radioattivo

Hg-P3

Rosso con fascia bianca

Vapori di mercurio

Tab. 6 - Possibili combinazioni di filtro

fonte: Norme UNI

Tipo

Colore

Protezione da

ABE

Marrone + grigio + giallo

Vapori organici, gas acidi, anidride solforosa

ABEK

Marrone + grigio + giallo + verde

Vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, ammoniaca

P3

Bianco

Polvere e fumi

A-P3

Marrone + bianco

Vapori organici, polvere e fumi

B-P3

Grigio + bianco

Gas acidi, polveri e fumi

E-P3

Giallo + bianco

Anidride solforosa, polveri e fumi

K-P3

Verde + bianco

Ammoniaca, polveri e fumi

ABE-P3

Marrone + grigio + giallo + bianco

Vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, polveri e fumi

ABEK.P3

Marrone + grigio + giallo + verde + bianco

Vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, ammoniaca, polveri e fumi

 

Più complessi sono gli apparecchi respiratori isolanti. Se ne distinguono due categorie principali dotate di una serie di componenti.

In queste tipologie di DPI , per i quali esiste una ricca varietà di norme UNI, uno dei requisiti fondamentali è il fattore di protezione (FP), espresso dal rapporto tra la concentrazione dell’inquinante nell’aria dell’ambiente (A) e la concentrazione dell’inquinante nell’aria inspirata (P). Il fattore di protezione indica quante volte viene abbattuta la concentrazione di inquinante una volta attivato il dispositivo di protezione individuale. Il limite massimo di esposizione all’inquinante con un determinato respiratore è dato dal FP * TLV (valore limite soglia).  Il FP richiesto è dato dal rapporto tra la concentrazione ambientale dell’inquinante ed il rispettivo TLV.

E’ infine da tener presente che un buon dispositivo di protezione delle vie respiratorie deve possedere particolari requisiti e in particolare:

-                       non affaticare il normale ciclo di inspirazione/espirazione;

-                       essere compatibile con lo stato di salute dell’utente;

-                       permettere una vestibilità confortevole nel rispetto di alcuni criteri ergonomici essenziali quali leggerezza, adattabilità, possibilità di scelta tra taglie differenti, aderenza, assenza di asperità, spigoli vivi, sporgenze che potrebbero provocare lesioni;

-                       garantire una visibilità ottimale;

-                       permettere un’emissione vocale comprensibile;

-                       permettere con facilità operazioni di manutenzione ordinaria;

-                       essere resistente alle sollecitazioni

-                       permettere il riconoscimento facile ed immediato di mal funzionamento.



[1] UdR Sicurezza: Cesira Macchia, Gabriella Ablondi, Edda Armanni, Maurizio Figiani, Gabriele Gotti, Roberta Martini, Francesca Ravetta, Chiara Valenzano.

 

[2] I dati statistici e le osservazioni relative sono riportati per quanto riguarda l’Italia, la Toscana e la Provincia di Livorno nel capitolo seguente.

 

[3] Vedi Direttiva 89/656/CEE relativa alle prescrizioni minime di sicurezza e di salute per l’uso da parte dei lavoratori di attrezzature di protezione individuale, recepita dal nostro ordinamento con il D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 e il D.Lgs. 19 marzo 1996, n.242 “Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 896/54/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro”.