*fonte ISTAT, dati del IV e del V Censimento
Generale dell’Agricoltura Tabella 3.2 - Ripartizione delle superfici aziendali anni 1990 e 2000*
*fonte: ISTAT, dati del IV e del V Censimento
Generale dell’Agricoltura Un
possibile approccio per individuare le problematiche su scala
locale, dovrebbe prevedere lo studio dei dati di vendita delle
sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, da cui desumere le
quantità potenzialmente distribuite sul territorio. Le rilevazioni
relative al commercio di prodotti fitosanitari sull’intero territorio
nazionale sono rese disponibili da fonti diverse: il SIAN
(Sistema Informativo Agricolo Nazionale) che fa capo al Ministero
delle politiche agricole e forestali, fornisce informazioni relative
al commercio dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti. I
dati sono rilevati ed elaborati a livello di singola provincia,
suddivisi per principio attivo; il Sistema si avvale inoltre di
una specifica Banca Dati Prodotti Fitosanitari in cui sono
compresi tutti i prodotti registrati ma, ad esempio,una delle
difficoltà di interpretazione del dato è relativa alle unità di
misura utilizzate, dato che le quantità delle singole sostanze
vengono riportate a volte in peso ed a volte in volume, rendendo
difficile calcolare la quantità totale realmente immessa in commercio.
Figure 1 e 2. - Il mercato dei prodotti fitosanitari nella Provincia di Livorno. Elaborazione dei dati del triennio 1997-1999. Fonte dati: Osservatorio Regionale delle Malattie delle Piante. Le figure 1 e 2 riportano il consumo dei prodotti fitosanitari nella Provincia, elaborati a partire dai dati SIAN. I prodotti sono stati catalogati per tipologia di attività, e le quantità sono state espresse in tonnellate. E’ stato evidenziato un mercato vario e complesso per tipo, numero e quantità dei prodotti venduti; nel triennio di osservazione sono state commercializzate 255 molecole diverse, la maggior parte delle quali ascrivibili alla categoria dei diserbanti (33%) e degli insetticidi (31%); il consumo totale annuale è imputabile in buona parte (41%) alla categoria dei fungicidi. Considerando in dettaglio le singole sostanze, sono stati individuati i 20 prodotti cui corrisponde il maggior volume di vendita. (tabella 3.3) Tabella 3.3 - Mercato dei prodotti fitosanitari nella Provincia di Livorno, i venti principi attivi più venduti.
Qesto
elenco offre interessanti spunti per la predisposizione di piani
di controllo mirati alle realtà territoriali, in quanto l’obiettiva
difficoltà di estendere le analisi dei residui ad un numero elevato
di principi attivi suggerisce la necessità di effettuare analisi
finalizzate. Tipico dell’agricoltura mediterranea è l’elevato
consumo di prodotti ad alta incidenza quantitativa, come zolfo
e rame, destinati prevalentemente alla vite ed alle colture orticole
in generale, il cui volume di vendita corrisponde al 19% delle
vendite totali.
Il
tipo di organizzazione aziendale gioca un ruolo importante, in
quanto secondo l'ampiezza aziendale ed il numero degli addetti
si configurano modelli diversi di pianificazione del lavoro. Si
passa da situazioni in cui l'onere dei trattamenti è riservato
ad una parte del personale ad altre, in cui è ripartito
tra diversi soggetti. La tipologia delle aziende livornesi, la
cui dimensione media supera di poco i 20 ha di SAU, con una media
di 8,8 ha di SAU per unità lavorativa, lascia supporre
che il secondo modello sia il più diffuso. 3.5 Il sistema di controllo Il
controllo in materia di vendite ed impiego dei prodotti fitosanitari Tabella 3.4. - Malattie professionali in agricoltura, dati del quinquennio 1997-2001
Nella tabellazione proposta dall’INAIL, viene riservato ampio spazio alle malattie professionali legate all’utilizzo di prodotti chimici, che da sole rappresentano ben il 72% delle possibili patologie riportate. Al contrario, a fronte di un numero così alto di patologie derivanti da agenti chimici, i risultati relativi al quinquennio 1997-2000, riportati in Fig. 3.4, evidenziano un ridottissimo numero di segnalazioni sicuramente riconducibili ad intossicazioni croniche.
Recentemente
la Regione Toscana e la Regione Lombardia hanno predisposto un
nuovo strumento conoscitivo, definito “sistema di sorveglianza
sanitaria nazionale delle malattie professionali” in grado di
individuare con maggiore precisione le malattie correlate al lavoro,
a partire dai dati forniti dai Servizi di prevenzione e dai Medici
Competenti. Questo studio verrà in seguito esteso a tutto il territorio
nazionale nell’ambito del Sistema Nazionale di Sorveglianza Epidemiologica.
In termini generali, il sistema di sorveglianza prevede la raccolta
sistematica, l’analisi e l’interpretazione di dati sanitari; contempla
poi il coinvolgimento dei lavoratori, che saranno messi periodicamente
al corrente dei dati raccolti. L’anello finale della catena è
costituito dall’applicazione di questi dati all’attività di prevenzione
e controllo. Gli infortuni sul lavoro L’attuale sistema comprende sotto lo stesso codice gli infortuni che hanno luogo in agricoltura, nell’industria alimentare, ed in attività affini all’agricoltura. La casistica tiene conto anche di tutti gli infortuni legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari in ambito extragricolo (disinfestazione di locali e magazzini). Le fonti di informazione fanno capo al servizio di medicina del lavoro delle aziende USL competenti, possono inoltre essere integrate con le segnalazioni di Pronto soccorso delle strutture ospedaliere che ricadono nell’area di interesse, ed eventualmente dalla Polizia di Stato. Il numero di segnalazioni è generalmente molto basso, a titolo di esempio si possono citare gli 8 ed i 13 infortuni segnalati rispettivamente nel 2001 e nei primi nove mesi del 2002 all’Azienda USL area Livornese. Questo dato include tutti gli infortuni che si sono verificati nel settore agricolo. In mancanza di segnalazioni, peraltro estremamente rare o addirittura assenti, le Aziende USL presenti nella Provincia di Livorno hanno effettuato indagini “a campione”. Il Controllo ambientale Lo studio degli effetti dei prodotti fitosanitari sull’ambiente è indispensabile sia per la registrazione delle nuove sostanze attive, sia per la valutazione degli effetti di lungo termine in ecosistemi definiti. La ricerca in questo settore è relativamente recente, e l’introduzione di strumenti analitici in grado di determinare quantità inferiori ai microgrammi (gascromatografia, gas-massa), ha capovolto le precedenti convinzioni, secondo le quali la comunità microbica dei suoli era in grado di degradare completamente le molecole delle sostanze xenobiotiche. La presenza di prodotti fitosanitari è stata recentemente inclusa nella lista degli indicatori della qualità dei suoli anche perché costituisce un fattore di rischio per le acque sotterranee. L’esercizio dell’attività agricola è stato riconosciuto come principale fonte di inquinamento delle acque superficiali e profonde, stimolando l’interesse della Unione Europea che ha definito i limiti massimi di residui per acque superficiali (Direttiva 80/68 CE) e per le acque profonde (Direttiva 75/440 CE). A livello locale, i laboratori delle ARPAT Toscane hanno attivato un sistema di controllo a partire dalla seconda metà degli anni ‘80, quando il ritrovamento di elevate quantità di Atrazina nelle acque determinò una delle prime emergenze ambientali italiane. I piani di campionamento, mirati ad individuare il carico di inquinanti, hanno tenuto conto dell’uso del suolo e delle pratiche agricole associate (considerate sorgenti diffuse di contaminazione), della presenza di acque sotterranee e delle caratteristiche chimiche delle sostanze attive. Data la varietà di molecole presenti sul mercato e l’influenza di numerose variabili come clima, morfologia, pedologia, caratteristiche fisico-chimiche-biologiche e sistema colturale adottato, risulta particolarmente difficile effettuare un monitoraggio efficiente a costi razionali. La ricerca dei residui deve essere quindi indirizzata i maniera specifica all’interno dei vari comparti ambientali, ed inoltre la volatilità di numerose sostanze suggerirebbe di estendere i controlli ad acqua, aria e suolo anche in zone distanti da quella di utilizzo. A causa dell’estrema vulnerabilità della risorsa idrica, ha avuto maggior sviluppo la ricerca dei residui nelle acque; in questo ambito l’aggiornamento delle tecniche analitiche e dei quadri normativi di riferimento, ha permesso, ad esempio, di evidenziare l’inquinamento delle acque sotterranee, anche se si ritiene che le metodiche attualmente in uso siano in grado di individuare solo una percentuale (25%) delle molecole conosciute. Il sistema di analisi messo a punto dall’ARPAT di Livorno permette l’individuazione di 85 principi attivi diversi. Il controllo degli alimenti Sugli alimenti, l’attività di controllo e vigilanza è coordinata dal Ministero della Salute con la finalità di tutelare la salute pubblica; i soggetti coinvolti sono le aziende USL e le ARPAT per gli alimenti di origine vegetale, mentre gli istituti Zooprofilattici Sperimentali si occupano degli alimenti di origine animale. Il Decreto 23 dicembre 1992 stabilisce il numero minimo di controlli che devono essere svolti annualmente dai Servizi di Igiene Pubblica Regionali, e l’elaborazione dei risultati è curata direttamente dal Ministero della Salute. L’ultimo Piano poliennale di vigilanza e controllo su alimenti e bevande, è contenuto nella Delibera Regionale relativa al triennio 2001-2003, del 22 gennaio 2001 (tabella 3.5). Tabella 3.5 - Sistema di vigilanza sugli alimenti stabilito dalla Delibera 46 della Regione Toscana (22 gennaio 2001). Numero minimo di campioni da sottoporre al controllo per la Provincia di Livorno.
Il programma relativo ai prodotti fitosanitari prevede una riduzione del numero di campioni annualmente destinati alle analisi ed un parallelo potenziamento di nuove metodiche analitiche. La continua immissione di nuovi principi attivi sul mercato (33 nel triennio 1998-2000) rende infatti indispensabile il continuo aggiornamento dei metodi di analisi. Il sistema di campionamento dovrebbe garantire la massima rappresentatività dei campioni, ed a tal fine è opportuno scegliere i siti e le epoche di prelievo. La scelta delle matrici da analizzare dovrebbe basarsi su segnalazioni di allerta e su considerazioni di interesse igienico-sanitario, tenendo conto delle colture caratteristiche di ogni ambito territoriale; la costituzione di una rete nazionale di monitoraggio dei residui nei prodotti ortofrutticoli e nelle derrate agro-alimentari è prevista tra l’altro dal Piano nazionale per la Lotta Fitopatologica Integrata del 1992. Altri Enti e Strutture hanno una parte attiva in materia di controllo delle derrate: · l'Ispettorato centrale repressione frodi (ICRF del MiPA) è una istituzione preposta alla prevenzione delle infrazioni nella preparazione e nel commercio dei prodotti agroalimentari; · il SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) svolge una ampia azione di supporto nell'elaborazione dei dati e delle informazioni prodotte dall’ICRF, al fine di tutelare i consumatori. · i Nuclei Antisofisticazione e Sanità dell’Arma dei Carabinieri (NAS), svolgono una attività di prevenzione e repressione sulle frodi alimentari verificando il rispetto delle norme nazionali e comunitarie. · l’Agrofarma è attiva sul fronte industriale, ed infatti nel 1996 è stato istituito “l’Osservatorio Nazionale sui Residui dei Prodotti Fitosanitari” (ONR), con l’obiettivo di integrare il servizio svolto sia dal Ministero della Salute sia dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali in materia di valutazione del rischio per i consumatori Nella provincia di Livorno è stato attivato un sistema di controllo in grado di individuare 71 diverse sostanze attive su varie matrici. I dati degli ultimi anni evidenziano un numero ridottissimo di campioni in cui è stata riscontrata la presenza di residui (tabella 3.6). Tabella 3.6 - Ricerca dei residui di prodotti fitosanitari, dati relativi alla Provincia di Livorno, biennio 2000-2001. Fonte ARPAT - Dipartimento Provinciale di Livorno
* cereali, vino, olio, conserve. I dati riportati in tabella evidenziano l’esiguità dei campioni con residui superiori ai limiti di legge, sempre inferiori all’1% dei campioni analizzati (0.43% per il 2000 e 0.086% per il 20001). I campioni totalmente esenti da residui risultano l’81% e l’84% dei campioni analizzati, rispettivamente per il 2000 e per il 2001. Questi risultati potrebbero essere interpretati come dirette conseguenze della riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari o del migliorato rispetto delle dosi e dei sistemi di impiego. D’altra parte un risultato così positivo potrebbe anche essere motivato dall’impossibilità di eseguire analisi corrette, dovuta all’introduzione di nuove sostanze attive o alla mancanza di informazioni specifiche relative al campione. In merito al tipo di controllo, è interessante notare che le sostanze rinvenute nei campioni analizzati non appartengono alla lista dei prodotti fitosanitari più venduti nel territorio provinciale, dimostrando così l’influenza del mercato e delle sue dinamiche in quest’ambito. Il controllo effettuato al momento della vendita, impone quindi il ricorso ad analisi del tipo “multiresiduale”, che sia in grado cioè di evidenziare un vasto numero di sostanze. Intervenendo solamente al momento della commercializzazione, è infatti impossibile ricostruire il percorso agronomico della coltura (tracciabilità) e, di conseguenza, il tipo di rischio di contaminazione delle derrate.
La ricerca
in materia di tossicità dei prodotti antiparassitari viene
svolta da varie Università, da alcune aziende USL Italiane e da
Centri Studi del CNR. E’ stato inoltre
recentemente fondato il Centro Internazionale per gli Antiparassitari
e la Prevenzione Sanitaria, che ha sede a Busto Garolfo (Milano),
le cui principali attività riguardano l’informazione e la documentazione
sulla tossicità degli antiparassitari per l’uomo e per l’ambiente
e la ricerca epidemiologica, tossicologica e clinica sugli effetti
degli antiparassitari sull’uomo. Studi relativi all’esposizione professionale
in agricoltura hanno evidenziato episodi di contaminazione cutanea,
spesso prevalenti rispetto alla contaminazione per inalazione.
A questo fine sono state predisposte mappe dell’assorbimento cutaneo
di diversi principi attivi che hanno fornito interessanti indicazioni.
Studi condotti in laboratorio hanno permesso di quantificare la
deposizione epidermica, pur evidenziando la difficoltà di correlare
i dati ottenuti da esperienze in vitro con dati reali. Riguardo alla salute umana, lo studio di nuovi indicatori
specifici per le sostanze attive utilizzate in agricoltura dovrebbe
permettere di valutare al meglio gli effetti dell’esposizione
laddove l’applicazione degli indicatori tradizionali, messi a
punto per altri settori, non ha dato i risultati sperati data la scarsa sensibilità e specificità.
Recenti ricerche hanno evidenziato l’efficacia degli addotti macromolecolari
e degli indicatori di funzionalità del sistema immunitario, in
grado di evidenziare gli effetti di esposizioni
prolungate. Sperimentazioni effettuate in serra hanno portato allo sviluppo
di metodi per la determinazione di residui negli abiti da lavoro,
valutando il livello di esposizione legato
allo svolgimento delle diverse pratiche colturali, mentre esperienze
di pieno campo hanno evidenziato l’importanza della predisposizione
di idonei piani di campionamento, che tengano conto delle vie
preferenziali di penetrazione del pesticida. In letteratura sono riportati i risultati di lavori sperimentali
condotti sugli addetti agricoli nel corso delle operazioni colturali.
Al fine di verificare le aree di maggior contatto con i pesticidi
distribuiti, gli operatori sono stati dotati di
appositi di tamponi di cotone per il monitoraggio dermico
e di dispositivi per il monitoraggio delle sostanze volatili,
consistenti ad esempi in filtri da applicare alla maschera. A
fine trattamento sono state
effettuate le analisi dei tamponi, e
parallelamente è stato effettuato il monitoraggio biologico e
l’analisi dei residui sulle colture trattate. In questi
ultimi anni sono stati attivati diversi progetti di studio sui
prodotti fitosanitari, di cui ne vengono
citati due a titolo di esempio. Il
Progetto della Regione Lombardia - La prevenzione nell’impiego
di antiparassitari in agricoltura. In corso
nella Regione Lombardia, prevede la realizzazione
delle seguenti azioni:
·
verifica degli interventi in atto nelle aziende agricole sui rischi
da antiparassitari;
·
rilevazione dei dati di vendita degli antiparassitari;
·
esecuzione di studi di esposizione ad antiparassitari;
·
uso di nuovi indicatori per il monitoraggio biologico dell’esposizione;
·
sorveglianza epidemiologica delle intossicazioni acute da presidi fitosanitari;
·
individuazione di aree vulnerabili per il percolamento. Gli obiettivi
fondamentali del progetto sono:
·
il monitoraggio dell’applicazione del D.Lgs. 626/94;
·
la costruzione del campione di aziende per i successivi approfondimenti;
·
l’attuazione del piano di controllo dell’uso dei prodotti fitosanitari. Il
Progetto della Regione Liguria La Regione Liguria ha adottato un Piano Regionale
ufficiale di controllo sul commercio e l’impiego dei prodotti
fitosanitari, e di controllo dei residui di
fitosanitari negli alimenti per gli anni 2000-2001. Il Piano è
stato predisposto in osservanza alla Direttiva 91/414/CE, che
si basa sulla programmazione delle attività di controllo sul commercio
e l’impiego, e promuove lo scambio di informazioni
tra gli Stati membri dell’Unione Europea. E’ stato istituito un gruppo di lavoro interdisciplinare,
nell’ottica della realizzazione pratica
della prevenzione collettiva, e sono stati coinvolti i rappresentanti
di diversi Enti:
·
Dipartimento Regionale dell’Agricoltura
·
Dipartimento Regionale della Sanità
·
Servizio Ispettorato Funzioni Agricole
·
Dipartimenti di Prevenzione delle AA.SS.LL,
·
Ispettorato Repressione Frodi,
·
Carabinieri per la Sanità, N.A.S. di Genova,
·
Servizio Igiene Pubblica e Veterinaria della Regione
Liguria. I controlli in sede di commercio e di impiego
sono stati affidati ai Dipartimenti di Prevenzione delle AA.SS.LL.,
ed è stata prevista la periodicità delle ispezioni dei locali
di deposito e degli esercizi di vendita. Sono previsti controlli
in campo, durante e dopo l’impiego, per accertare il rispetto
delle indicazioni riportate in etichetta e per la verifica dei
tempi di rientro e dei tempi di carenza.
E’ compito degli stessi soggetti individuare le specie coltivate
su più ampie superfici e su queste concentrare i controlli. Gli accertamenti periodici riguardano: lo stato sanitario generale degli
utilizzatori; l’osservanza delle vigenti leggi in materia di patentino;
l’idoneità dei mezzi di protezione individuale. A livello aziendale
è prevista la verifica dell’idoneità delle macchine e dei locali
destinati al deposito dei prodotti fitosanitari, e viene
controllato lo smaltimento dei rifiuti, dei residui e dei prodotti
di trasformazione dei fitosanitari.
Al fine di accertare la presenza di residui di prodotti fitosanitari è previsto il monitoraggio delle varie matrici ambientali (acqua, aria, suolo). 3.8 Sistemi produttivi e indirizzi di sviluppo del territorio La provincia di Livorno ospita un’attività
agricola che si può suddividere in alcune tipologie predominanti:
·
agricoltura estensiva ad
indirizzo cerealicolo zootecnico,
·
agricoltura ad indirizzo
orticolo,
·
viticoltura,
·
agricoltura biologica,
·
agricoltura a valenza paesaggistica. L’osservazione della realtà attuale ci fa notare come la situazione sia
relativamente stabile, anche se ci sono fattori di varia natura
che dovrebbero condurre allo sviluppo di alcuni indirizzi colturali, quali
la viticoltura, l’orticoltura e l’agricoltura biologica; d’altronde,
nei primi due comparti il problema dell’esposizione alle sostanze
chimiche ed il loro impatto sull’ambiente e sulla produzione alimentare
è sicuramente più marcato, mentre il terzo settore dovrebbe rappresentare
il confronto a rischio chimico pari a zero; in ragione di ciò,
ci è parso perciò utile soffermare l’attenzione in particolare
su questi settori. Viticoltura Il settore
vitivinicolo livornese, sottoposto al
Piano vitivinicolo provinciale 2001-2003, viene
sostenuto con sussidi economici ed agevolazioni fiscali per gli
imprenditori sia per la sua funzione di presidio del territorio,
sia per la richiesta del mercato italiano ed estero. L’export
di vino toscano rappresenta il 16% di quello nazionale in valore
ed il 7% in quantità. Dal punto di vista ambientale si ritiene
che gli interventi agronomici di cura e manutenzione del vigneto
concorrano a contenere il degrado idrogeologico, valorizzando
aree rurali attualmente marginali. La conversione colturale è prevista
soprattutto nelle tre aree provinciali a Denominazione di
Origine Controllata: Bolgheri, Val di Cornia ed Elba, nell’ottica
di una valorizzazione delle produzioni. Il confronto dei dati
del 1990 con quelli del 2000 è già in
grado di evidenziare un consistente aumento di superficie nelle
tre aree. Tabella
3.7 - Superficie vitata nelle aree DOC della Provincia di Livorno
(ha)
*dato 1986
di sviluppo previste dal **superficie
massima secondo il Piano vitivinicolo provinciale 2001-2003 Le statistiche
Agrofarma stimano che il 100% dei vigneti italiani
faccia ricorso ai prodotti fitosanitari. Data la ancora
limitata diffusione della viticoltura biologica, si suppone che
gli incrementi della superficie destinata alla coltura della vite
determineranno un parallelo incremento dell’impiego dei presidi
sanitari, soprattutto anticrittogamici a base di rame e zolfo,
peraltro già compresi tra i venti prodotti più venduti in ambito
provinciale (tabella 3.3). Nel sud della provincia è invece concentrata la produzione di colture
orticole di pieno campo; alcune specie sono ampiamente diffuse,
e costituiscono da sole una elevata percentuale dell’intero prodotto regionale: 37.7%, 31.7% e 80%
rispettivamente per pomodoro, spinacio e carciofo, nel triennio
1995-1997. La produzione biologica rappresenta una realtà certamente
in crescita ma ancora marginale, perciò, anche se è prevedibile
una futura riduzione degli input chimici legati al settore, non
si prevedono forti variazioni nel breve periodo. In tabella sono
riportate le superfici relative alle
tre colture richiamate, tra le più diffuse sul territorio provinciale. Tabella 3.8 - L’orticoltura nella provincia di Livorno. Superfici destinate alle
principali colture
*fonte:
dati ISTAT, **fonte su dati INEA e Regione Toscana IRPET dati
ISTAT Agricoltura
biologica
I provvedimenti
della Comunità europea per incentivare
le pratiche agricole compatibili con l'ambiente nelle aree sensibili
stanno destando crescente interesse negli operatori agricoli della
Provincia di Livorno, grazie anche all'aumento generalizzato della
domanda di prodotti biologici. La rilevazione statistica della
Regione Toscana, ha censito ben 90 Operatori Biologici, ripartiti
secondo lo schema riportato in tabella 3.9. Tabella 3.9 - Operatori
Biologici della Provincia di Livorno, dati aggiornati al 30/6/01
Per questi
operatori Il Piano Provinciale dei Servizi prevede la consulenza
“sulle tecniche di difesa riferite al metodo biologico”. La realtà
dell'agricoltura biologica livornese è tutt'altro che marginale,
e vede una crescente richiesta di prodotti anche da parte del
mercato estero.
Le indicazioni
della legge regionale 3/8/2001 in materia di sviluppo agricolo
e rurale hanno portato alla redazione di un Piano Provinciale
dei Servizi, che ha come obiettivo principale la riduzione dell’impronta
ecologica perseguibile con l’incremento di tecniche agricole a
basso impatto ambientale. Nell’ambito delle colture vegetali vengono
proposti due tipi di assistenza tecnica di base denominati rispettivamente
“ad alta intensità” e “a ridotta intensità”. Il servizio
di assistenza fitopatologica
ad alta intensità prevede:
·
consulenza sui metodi di difesa alternativi, anche in relazione agli
input della ricerca provenienti dall’ARSIA (Agenzia Regionale
per lo Sviluppo e Innovazione in Agricoltura) ;
I servizi
denominati “Assistenza di filiera per i comparti olivicolo
e viticolo” e “Assistenza tecnica riferita a particolari comparti
produttivi: orticoltura, frutticoltura, vivaismo,
floricoltura” prevedono la consulenza relativa
al corretto uso dei prodotti fitosanitari.
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