LE NUOVE TECNOLOGIE A TUTELA
DELLA VITA E DELL'OCCUPAZIONE

Progetto approvato
con D.D.R.T. 7772/2000
all'interno del
POR R.T. Ob.3 FSE





INDICE AGRICOLTURA

3. Provincia di Livorno - Dati e analisi:
3.1 Introduzione
3.2 Tipologia ed estensione delle colture
3.3 Dati di vendita
3.4 L'organizzazione del lavoro all'interno delle aziende
3.5 Il sistema di controllo
3.6 La ricerca in materia di sicurezza e salute
3.7 I Progetti di studio
3.8 Sistemi produttivi e indirizzi di sviluppo del territorio
3.9 Assistenza tecnica fitopatologica

3.1 Introduzione

Negli ultimi anni è emersa la necessità di conoscere più approfonditamente le quantità e le modalità d'impiego dei prodotti chimici in agricoltura, affrontando il problema dal punto di vista sia ambientale sia della prevenzione collettiva. In passato sono stati attivati controlli sanitari ed ambientali, atti a verificare il rispetto della legislazione vigente, il cui naturale esito consisteva nell'applicazione di sanzioni di natura amministrativa o giudiziaria.
Le recenti normative in tema ambientale e sanitario suggeriscono di inserire questi controlli in un più ampio progetto di governo dell'ambiente e della salute, in cui l'obiettivo principale sia quello di ottenere un quadro in divenire dello stato di qualità dell'ambiente, della salute degli operatori e del livello di contaminazione delle derrate.
Le peculiarità dell'attività agricola, largamente diffusa sul territorio, impongono di considerare l'uso dei prodotti fitosanitari come un problema che riguarda non soltanto gli operatori, bensì una platea più vasta. L'esposizione dei lavoratori costituisce infatti un fattore di rischio limitato ad un ristretto numero di persone; se però si prendono in considerazione sia la dispersione dei principi attivi nell'ambiente sia la presenza di residui negli alimenti, il rischio di esposizione (sebbene in misura meno importante) coinvolge un universo assai più vasto, che comprende con diversa intensità tutti i consumatori.
In quest'ottica globale, l'impiego dei prodotti fitosanitari dovrebbe far parte di un progetto più vasto riguardante l'intero sistema agricolo, in grado di coniugare il mantenimento di un soddisfacente livello produttivo con la protezione dell'ambiente.
Lo studio dei problemi legati all'utilizzo dei prodotti fitosanitari non può prescindere da una approfondita conoscenza della realtà del territorio, i cui fattori più rilevanti sono legati alla tipologia ed all'estensione delle colture, al tipo ed alla quantità di sostanze utilizzate ed all'organizzazione del lavoro all'interno delle aziende. Lo sviluppo tecnologico e scientifico in ambito agronomico, la continua immissione sul mercato di nuove molecole e, non meno importante, l'introduzione di normative mirate allo sviluppo dell'agricoltura ecocompatibile, rendono questo settore in continua evoluzione. In ragione di ciò diventa difficile avere informazioni aggiornate sulla situazione reale, ed è particolarmente gravoso giungere a conclusioni definitive; per mantenere nel tempo il suo valore, questo tipo di ricerca dovrebbe assumere la veste di "work in progress".

3.2 Tipologia ed estensione delle colture

Lo studio della diffusione delle colture sul territorio dovrebbe facilitare una previsione dei consumi dei prodotti fitosanitari; per valutare l’accuratezza del metodo di stima sarebbe necessario il confronto con i dati di consumo registrati in aree tipo.I dati provinciali relativi agli ultimi due censimenti dell’agricoltura (1990 e 2000), forniscono informazioni molto generali sul comparto agricolo, sia dal punto di vista aziendale, sia dal punto di vista delle colture (tabelle 3.1 e 3.2).

Tabella 3.1 - Aziende agricole, superficie totale e superficie utilizzata anni 1990 e   2000*

 

Aziende agricole (n°)

Superficie totale (ha)

SAU (ha)

1990

6482

66997

38817

2000

6052

66225

37351

Variazioni %

-6.6

-1.1

-3.8

*fonte ISTAT, dati del IV e del V Censimento Generale dell’Agricoltura

Tabella 3.2 - Ripartizione delle superfici aziendali anni 1990 e 2000*

 

Seminativi

(ha)

Coltivazioni legnose (ha)

Prati permanenti e pascoli (ha)

1990

29492

6744

2477

2000

27416

7351

2583

Variazioni %

-7.4

+9

+4.3

*fonte: ISTAT, dati del IV e del V Censimento Generale dell’Agricoltura

queste informazioni sono state integrate nel corso di indagini volte a valutare la dinamica di alcune colture, durante la stesura del Piano vitivinicolo provinciale 2001-2003 e del Piano territoriale di coordinamento che prevede il raggruppamento in classi delle principali utilizzazioni agricole del territorio e la relativa georeferenziazione. A partire da queste informazioni è stata prodotta una carta dell’uso del suolo, in cui sono stati evidenziati i sistemi agricoli cui è connesso un diverso livello di rischio ambientale, sulla base del sistema previsto dal modello CORINE (cfr. figura 1). Oltre alle aree urbane, ai boschi e ad un raggruppamento di zone extraagricole denominate globalmente “altre aree”, sono state evidenziate le seguenti tipologie agricole: seminativi, pascoli e oliveti; i vigneti e le colture arboree sono stati accorpati in un’unica categoria.

3.3 Dati di vendita

Un possibile approccio per individuare le problematiche su scala locale, dovrebbe prevedere lo studio dei dati di vendita delle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, da cui desumere le quantità potenzialmente distribuite sul territorio. Le rilevazioni relative al commercio di prodotti fitosanitari sull’intero territorio nazionale sono rese disponibili da fonti diverse: il SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) che fa capo al Ministero delle politiche agricole e forestali, fornisce informazioni relative al commercio dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti. I dati sono rilevati ed elaborati a livello di singola provincia, suddivisi per principio attivo; il Sistema si avvale inoltre di una specifica Banca Dati Prodotti Fitosanitari in cui sono compresi tutti i prodotti registrati ma, ad esempio,una delle difficoltà di interpretazione del dato è relativa alle unità di misura utilizzate, dato che le quantità delle singole sostanze vengono riportate a volte in peso ed a volte in volume, rendendo difficile calcolare la quantità totale realmente immessa in commercio.
Esistono anche altri sistemi di rilevazione dati, gestiti da diversi Enti, come Agrofarma, le cui registrazioni sono effettuate a livello nazionale, con i prodotti suddivisi in 4 famiglie (fungicidi, erbicidi, insetticidi-acaricidi e fumiganti-nematocidi), con statistiche che riportano le quantità di sostanza attiva commercializzata sul territorio nazionale, e l’Istituto di Fitopatologia di Roma, che cura una banca dati relativa anch’essa ai prodotti fitosanitari utilizzati sul territorio nazionale.
I risultati presentati nell’ambito dell’assemblea generale 2000 dell’Agrofarma, concordi con quelli prodotti dal gruppo di studio “fitofarmaci” che fa capo ad ANPA, ARPA ed APPA (rispettivamente: Agenzia Nazionale per l’Ambiente, Agenzia Regionale per l’Ambiente,  Agenzia Provinciale per l’Ambiente) hanno evidenziato un generale calo dei consumi a livello nazionale.
Questo dato può essere interpretato evidenziando una riduzione dell’intensificazione delle pratiche colturali, legata sia all’applicazione delle Direttive Comunitarie, sia all’incremento delle aziende biologiche. D’altro canto la recente introduzione di principi attivi  per i quali sono previste dosi di impiego estremamente ridotte, fornisce un’altra chiave di interpretazione del fenomeno.
Lo studio sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari a livello nazionale promosso dal Gruppo di Lavoro ANPA-ARPA-APPA Fitofarmaci, ha preso le mosse dai dati SIAN relativi alle vendite, i prodotti sono stati catalogati in base a numero di registrazione, nome del prodotto e quantità utilizzata. Al fine di selezionare le sostanze di maggior interesse, è stato realizzato un punteggio di rischio in base alle caratteristiche della molecola ed al tipo di distribuzione. Si è inoltre tenuto conto della valutazione degli effetti sull’uomo per via diretta (esposizione durante il trattamento, tossicità acuta e cronica, bioaccumulo) e per via indiretta, attraverso alimenti ed acqua.
I risultati estesi a tutto l'ambito nazionale, costituiscono un interessante base di studo anche se non permettono di individuare situazioni di rischio sul territorio.

L’indagine sui consumi relativi alla Provincia di Livorno si è basata sui dati SIAN del triennio 1997-1998, raccolti dal Servizio Fitopatologico Regionale della Regione Toscana. L’elaborazione dei dati raccolti ha presentato alcuni problemi, ad iniziare dalle diverse unità di misura con cui sono espressi i quantitativi dei vari formulati: in peso per il prodotto solido ed in volume per i prodotti liquidi. Inoltre, le quantità vendute si riferiscono ai prodotti commerciali contenenti il principio attivo con diverse concentrazioni, per cui risulta impossibile conoscere l’esatta quantità  della sostanza immessa in commercio. Per rendere possibile l’elaborazione è stato perciò necessario adottare alcune semplificazioni; in sintesi, le quantità vendute sono state sommate senza tener conto della densità dei prodotti, e si è poi ipotizzato che le sostanze vendute in provincia siano state effettivamente impiegate nello stesso ambito territoriale.


Figure 1 e 2. - Il mercato dei prodotti fitosanitari nella Provincia di Livorno. Elaborazione dei dati del triennio 1997-1999. Fonte dati: Osservatorio Regionale delle Malattie delle Piante.

Le figure 1 e 2 riportano il consumo dei prodotti fitosanitari nella Provincia, elaborati a partire dai dati SIAN. I prodotti sono stati catalogati per tipologia di attività, e le quantità sono state espresse in tonnellate. E’ stato evidenziato un mercato vario e complesso per tipo, numero e quantità dei prodotti venduti; nel triennio di osservazione sono state commercializzate 255 molecole diverse, la maggior parte delle quali ascrivibili alla categoria dei diserbanti (33%) e degli insetticidi (31%); il consumo totale annuale è imputabile in buona parte (41%) alla categoria dei fungicidi. Considerando in dettaglio le singole sostanze, sono stati individuati i 20 prodotti cui corrisponde il maggior volume di vendita. (tabella 3.3)

Tabella 3.3 - Mercato dei prodotti fitosanitari nella Provincia di Livorno, i venti principi attivi più venduti.

Principio attivo

Attività

% del totale

% della categoria

Ossicloruro di rame

Fungicida

10.7

26.3

Zolfo

Fungicida

5.3

21.0

Bromuro di metile

Attività combinata

5.1

74.3

Glyphosate

Diserbante

3.9

16.8

Idrossido di rame

Fungicida

3.9

15.2

Cimoxanil

Fungicida

3.2

12.5

Solfato di rame

Fungicida

3.1

12.4

MCPA

Diserbante

3.1

13.4

Mancozeb

Fungicida

2.9

11.3

Furathiocarb

Insetticida

2.4

9.6

Dimetoato

Insetticida

2.2

8.7

Chlorpirifos

Insetticida

1.8

7.0

Metalaxil

Fungicida

1.7

6.8

2,4 D

Diserbante

1.6

6.7

Olio minerale

Insetticida

1.4

5.7

Ziram

Fungicida

1.3

5.3

Alluminio fosfuro

Insetticida

1.3

5.3

Nonilfenolo condensato

Altro

1.2

31.7

Qesto elenco offre interessanti spunti per la predisposizione di piani di controllo mirati alle realtà territoriali, in quanto l’obiettiva difficoltà di estendere le analisi dei residui ad un numero elevato di principi attivi suggerisce la necessità di effettuare analisi finalizzate. Tipico dell’agricoltura mediterranea è l’elevato consumo di prodotti ad alta incidenza quantitativa, come zolfo e rame, destinati prevalentemente alla vite ed alle colture orticole in generale, il cui volume di vendita corrisponde al 19% delle vendite totali.
Per quanto riguarda le altre categorie di prodotti, è preoccupante l’elevato consumo di bromuro di metile, la cui accertata tossicità ha portato all’adozione di misure restrittive, in attesa del totale divieto di impiego.


3.4 L'organizzazione del lavoro all'interno delle
aziende

Il tipo di organizzazione aziendale gioca un ruolo importante, in quanto secondo l'ampiezza aziendale ed il numero degli addetti si configurano modelli diversi di pianificazione del lavoro. Si passa da situazioni in cui l'onere dei trattamenti è riservato ad una parte del personale ad altre, in cui è ripartito tra diversi soggetti. La tipologia delle aziende livornesi, la cui dimensione media supera di poco i 20 ha di SAU, con una media di 8,8 ha di SAU per unità lavorativa, lascia supporre che il secondo modello sia il più diffuso.
L'indagine relativa alle aziende dei comuni più a nord della provincia (Livorno e Collesalvetti) ha evidenziato l'elevata diffusione di aziende con un numero ridotto di addetti; infatti, il 30% delle aziende ha dichiarato un solo addetto, mentre la percentuale sale al 66% se si considerano globalmente le aziende con un numero di addetti pari almeno a due.


3.5 Il sistema di controllo

3.5 Il sistema di controllo

Il controllo in materia di vendite ed impiego dei prodotti fitosanitari

Il DM 20 luglio 1987 costituisce un tentativo di rendere visibile il mercato e l'applicazione aziendale dei prodotti fitosanitari. Contiene indicazioni relative all'istituzione del quaderno di campagna ed alla scheda di acquisto dei presidi sanitari, con la doppia finalità di rendere gli agricoltori maggiormente consapevoli delle problematiche relative all'impiego di questi prodotti e di attivare un sistema di registrazione su scala territoriale. Purtroppo l'applicazione di questo sistema di controllo è stata prorogata da successive ordinanze ministeriali. Un analogo sistema di registrazione è stato attivato nell'ambito del regolamento CEE 2078/92, limitatamente alle aziende che lo hanno adottato; il relativo Programma Regionale Attuativo Pluriennale della regione Toscana, prevede inoltre la razionalizzazione dell'impiego dei prodotti chimici, particolarmente dei concimi e dei prodotti fitosanitari.
Il DPR 290/2001 ha recentemente recuperato il principio della registrazione estesa a tutte le aziende, istituendo il registro dei trattamenti. Si tratta di un sistema di registrazione e controllo assai meno complesso del quaderno di campagna, che impone la conservazione un registro dei trattamenti effettuati, con indicazioni relative alle colture interessate, alle date dei principali interventi di tecnica colturale ed alle fasi fenologiche della coltura.
Il sistema di vigilanza
In assenza di un sistema di registrazione degli impieghi di prodotti fitosanitari, l'attuale vigilanza sanitaria ed ambientale è basata su strutture di controllo che operano a valle, sulla salute degli addetti e sulla presenza di residui, sia nei diversi comparti ambientali sia negli alimenti.
Il sistema di vigilanza, per funzionare effettivamente, dovrebbe essere però strettamente legato alla realtà territoriale, in quanto i prodotti utilizzati sono diversi da zona a zona in funzione delle colture presenti, delle tecniche di difesa adottate e, anche, della rete di distribuzione commerciale. Nello stabilire i rilievi analitici da effettuare, bisogna altresì tener conto della legislazione in materia di residui di sostanze attive , come ad esempio il DM 22.1.98 "Limiti massimi di residui di sostanze attive dei prodotti fitosanitari tollerate nei prodotti destinati all'alimentazione".
La pianificazione dei controlli deve essere curata con particolare attenzione, utilizzando come parametro iniziale il comparto agricolo di interesse, valutando poi le sostanze attive potenzialmente utilizzate ed i loro principali metaboliti. Il controllo diretto sull'uomo dovrebbe affiancare all'esame obiettivo il monitoraggio biologico, attualmente poco applicato in ragione dei costi elevati e delle difficoltà operative. Per ottenere un quadro più completo sarebbe necessario effettuare controlli indiretti sull'ambiente e sugli indumenti da lavoro dell'operatore.
Il controllo sanitario
La registrazione di nuove molecole prevede un lungo e complesso iter di sperimentazione, mirato a valutarne gli effetti tossici (D.Lgs. 194/95), che si basa soprattutto su esperienze effettuate su animali da laboratorio, generalmente ratti. Il livello di tossicità dei prodotti viene determinato in esperienze i cui risultati evidenziano le dosi letali per via dermale, orale ed inalatoria. Le principali critiche mosse a questo sistema pongono l'accento sul diverso comportamento di organismi di specie distinte rispetto al contatto con sostanze xenobiotiche. Ai fini della prevenzione delle malattie professionali dovute all'esposizione prolungata a queste sostanze, la metodologia ora ricordata non permette di evidenziare né gli effetti nocivi di lungo periodo, difficilmente misurabili in laboratorio, né i possibili effetti sinergici legati all'uso di più sostanze. Va ricordato che l'esposizione dell'operatore in campo può essere molto diversa da quella teorizzata in fase di registrazione del prodotto. Di fatto gli effetti sulla salute umana di alcune molecole sono ancora poco conosciuti, dato che evidenze sperimentali hanno verificato gli effetti tossici dei metaboliti di sostanze di per sé innocue o limitatamente tossiche. Gli attuali sistemi di controllo degli addetti risultano perciò in grado di evidenziare quasi esclusivamente le intossicazioni acute, mentre più difficile è valutare gli effetti a lunga scadenza e segnatamente le proprietà cancerogene.
Consultando i lavori di Autori diversi, è possibile inoltre trovare risultati discordi riguardo alla persistenza delle sostanze attive. Talvolta vengono segnalati risultati sensibilmente differenti, per cui appare evidente che l'applicazione di questi valori a modelli di simulazione può far giungere a conclusioni molto distanti tra loro.
Altri problemi si riscontrano nell'ambito degli studi epidemiologici, e sono principalmente riconducibili alla difficoltà di identificare i soggetti esposti con continuità ed alla necessità di stimare gli effetti cumulati dei numerosi principi attivi di cui i lavoratori fanno uso durante la loro vita lavorativa. Per queste ragioni sono risultati spesso inadeguati per verificare l'associazione tra esposizione e malattia.
Le malattie professionali
Le malattie professionali connesse all'uso dei prodotti fitosanitari hanno come principali organi bersaglio il fegato, le vie respiratorie e la pelle. Il controllo può essere eseguito in modo diretto ed indiretto, e può inoltre riguardare singole molecole o gruppi di molecole affini, sia come tali sia per quanto riguarda i loro metaboliti
Le statistiche prodotte dall'INAIL soddisfano i requisiti di continuità nel tempo e copertura di tutto il territorio nazionale, ma i dati che l'INAIL rileva, elabora e diffonde nell'ambito della propria attività istituzionale sono essenzialmente finalizzati al riconoscimento di prestazioni a carattere assicurativo. Grazie a tale attività disponiamo di statistiche sulle malattie professionali classificate secondo diverse variabili, ma nonostante tale ricchezza informativa i dati raccolti presentano il problema di far riferimento esclusivamente alle lavorazioni e sostanze specificate nelle tabelle del D.P.R. 336/1994, integrate con la possibilità di riconoscimento di malattie non previste nelle tabelle, sempre che il lavoratore riesca a dimostrarne l'origine professionale. Ad esempio, i dati relativi alle malattie professionali in ambito agricolo registrati nel quadriennio 1997-2001 indicano un numero totale di patologie sempre inferiore a 1000, ed evidenziano un significativo calo nell'ultimo anno di indagine (cfr. tabella 3.4).

Tabella 3.4. - Malattie professionali in agricoltura, dati del quinquennio 1997-2001

Anno

1997

1998

1999

2000

    2001

Totale nazionale

928

936

948

930

816

Nella tabellazione proposta dall’INAIL, viene riservato ampio spazio alle malattie professionali legate all’utilizzo di prodotti chimici, che da sole rappresentano ben il 72% delle possibili patologie riportate. Al contrario, a fronte di un numero così alto di patologie derivanti da agenti chimici, i risultati relativi al quinquennio 1997-2000, riportati in Fig. 3.4, evidenziano un ridottissimo numero di segnalazioni sicuramente riconducibili ad intossicazioni croniche.



Figura 3.4 - Le malattie professionali in agricoltura, dati relativi al quinquennio 1997-20
01.

Recentemente la Regione Toscana e la Regione Lombardia hanno predisposto un nuovo strumento conoscitivo, definito “sistema di sorveglianza sanitaria nazionale delle malattie professionali” in grado di individuare con maggiore precisione le malattie correlate al lavoro, a partire dai dati forniti dai Servizi di prevenzione e dai Medici Competenti. Questo studio verrà in seguito esteso a tutto il territorio nazionale nell’ambito del Sistema Nazionale di Sorveglianza Epidemiologica. In termini generali, il sistema di sorveglianza prevede la raccolta sistematica, l’analisi e l’interpretazione di dati sanitari; contempla poi il coinvolgimento dei lavoratori, che saranno messi periodicamente al corrente dei dati raccolti. L’anello finale della catena è costituito dall’applicazione di questi dati all’attività di prevenzione e controllo.
L’esperienza sin qui effettuata ha già suggerito alcune integrazioni per il modello, che dovrebbe arrivare a contenere ulteriori informazioni nel data-base, sia per tener meglio conto delle malattie multifattoriali (ad es. presenza di fattori di rischio extralavorativi), sia per la codifica di possibili fattori di confondimento (fumo di sigarette, condizioni fisiologiche compresenti, ecc.). Le diverse patologie sono state ricondotte a 33 categorie principali, per nessuna delle quali è stato trovato però riscontro nell’esercizio dell’attività agricola.

Gli infortuni sul lavoro

L’attuale sistema comprende sotto lo stesso codice gli infortuni che hanno luogo in agricoltura, nell’industria alimentare, ed in attività affini all’agricoltura. La casistica tiene conto anche di tutti gli infortuni legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari in ambito extragricolo (disinfestazione di locali e magazzini). Le fonti di informazione fanno capo al servizio di medicina del lavoro delle aziende USL competenti, possono inoltre essere integrate con le segnalazioni di Pronto soccorso delle strutture ospedaliere che ricadono nell’area di interesse, ed eventualmente dalla Polizia di Stato. Il numero di segnalazioni è generalmente molto basso, a titolo di esempio si possono citare gli 8 ed i 13 infortuni segnalati rispettivamente nel 2001 e nei primi nove mesi del 2002 all’Azienda USL area Livornese. Questo dato include tutti gli infortuni che si sono verificati nel settore agricolo.

In mancanza di segnalazioni, peraltro estremamente rare o addirittura assenti, le Aziende USL presenti nella Provincia di Livorno hanno effettuato indagini “a campione”.

Il Controllo ambientale

Lo studio degli effetti dei prodotti fitosanitari sull’ambiente è indispensabile sia per la registrazione delle nuove sostanze attive, sia per la valutazione degli effetti di lungo termine in ecosistemi definiti. La ricerca in questo settore è relativamente recente, e l’introduzione di strumenti analitici in grado di determinare quantità inferiori ai microgrammi (gascromatografia, gas-massa), ha capovolto le precedenti convinzioni, secondo le quali la comunità microbica dei suoli era in grado di degradare completamente le molecole delle sostanze xenobiotiche. La presenza di prodotti fitosanitari è stata recentemente inclusa nella lista degli indicatori della qualità dei suoli anche perché costituisce un fattore di rischio per le acque sotterranee. L’esercizio dell’attività agricola è stato riconosciuto come principale fonte di inquinamento delle acque superficiali e profonde, stimolando l’interesse della Unione Europea che ha definito i limiti massimi di residui per acque superficiali (Direttiva 80/68 CE) e per le acque profonde (Direttiva 75/440 CE). A livello locale, i laboratori delle ARPAT Toscane hanno attivato un sistema di controllo a partire dalla seconda metà degli anni ‘80, quando il ritrovamento di elevate quantità di Atrazina nelle acque determinò una delle prime emergenze ambientali italiane. I piani di campionamento, mirati ad individuare il carico di inquinanti, hanno tenuto conto dell’uso del suolo e delle pratiche agricole associate (considerate sorgenti diffuse di contaminazione), della presenza di acque sotterranee e delle caratteristiche chimiche delle sostanze attive.

Data la varietà di molecole presenti sul mercato e l’influenza di numerose variabili come clima, morfologia, pedologia, caratteristiche fisico-chimiche-biologiche e sistema colturale adottato, risulta particolarmente difficile effettuare un monitoraggio efficiente a costi razionali.

La ricerca dei residui deve essere quindi indirizzata i maniera specifica all’interno dei vari comparti ambientali, ed inoltre la volatilità di numerose sostanze suggerirebbe di estendere i controlli ad acqua, aria e suolo anche in zone distanti da quella di utilizzo.

A causa dell’estrema vulnerabilità della risorsa idrica, ha avuto maggior sviluppo la ricerca dei residui nelle acque; in questo ambito l’aggiornamento delle tecniche analitiche e dei quadri normativi di riferimento, ha permesso, ad esempio, di evidenziare l’inquinamento delle acque sotterranee, anche se si ritiene che le metodiche attualmente in uso siano in grado di individuare solo una percentuale (25%) delle molecole conosciute. Il sistema di analisi messo a punto dall’ARPAT di Livorno permette l’individuazione di 85 principi attivi diversi.

Il controllo degli alimenti

Sugli alimenti, l’attività di controllo e vigilanza è coordinata dal Ministero della Salute con la finalità di tutelare la salute pubblica; i soggetti coinvolti sono le aziende USL e le ARPAT per gli alimenti di origine vegetale, mentre gli istituti Zooprofilattici Sperimentali si occupano degli alimenti di origine animale. Il Decreto 23 dicembre 1992 stabilisce il numero minimo di controlli che devono essere svolti annualmente dai Servizi di Igiene Pubblica Regionali, e l’elaborazione dei risultati è curata direttamente dal Ministero della Salute.

L’ultimo Piano poliennale di vigilanza e controllo su alimenti e bevande, è contenuto nella Delibera Regionale relativa al triennio 2001-2003, del 22 gennaio 2001 (tabella 3.5).

Tabella 3.5 - Sistema di vigilanza sugli alimenti stabilito dalla Delibera 46 della Regione Toscana (22 gennaio 2001). Numero minimo di campioni da sottoporre al controllo per la Provincia di Livorno.

 

cereali

Vino

olio

conserve

frutta

ortaggi

totale

Az. USL

10

15

3

4

60

70

162

ARPAT

35

30

8

11

160

190

434

Il programma relativo ai prodotti fitosanitari prevede una riduzione del numero di campioni annualmente destinati alle analisi ed un parallelo potenziamento di nuove metodiche analitiche. La continua immissione di nuovi principi attivi sul mercato (33 nel triennio 1998-2000) rende infatti indispensabile il continuo aggiornamento dei metodi di analisi.

Il sistema di campionamento dovrebbe garantire la massima rappresentatività dei campioni, ed a tal fine è opportuno scegliere i siti e le epoche di prelievo. La scelta delle matrici da analizzare dovrebbe basarsi su segnalazioni di allerta e su considerazioni di interesse igienico-sanitario, tenendo conto delle colture caratteristiche di ogni ambito territoriale; la costituzione di una rete nazionale di monitoraggio dei residui nei prodotti ortofrutticoli e nelle derrate agro-alimentari è prevista tra l’altro dal Piano nazionale per la Lotta Fitopatologica Integrata del 1992.

Altri Enti e Strutture hanno una parte attiva in materia di controllo delle derrate:

·        l'Ispettorato centrale repressione frodi (ICRF del MiPA) è una istituzione preposta alla prevenzione delle infrazioni nella preparazione e nel commercio dei prodotti agroalimentari;

·        il SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) svolge una ampia azione di supporto nell'elaborazione dei dati e delle informazioni prodotte dall’ICRF, al fine di tutelare i consumatori.

·        i Nuclei Antisofisticazione e Sanità dell’Arma dei Carabinieri (NAS), svolgono una attività di prevenzione e repressione sulle frodi alimentari verificando il rispetto delle norme nazionali e comunitarie.

·        l’Agrofarma è attiva sul fronte industriale, ed infatti nel 1996 è stato istituito “l’Osservatorio Nazionale sui Residui dei Prodotti Fitosanitari” (ONR), con l’obiettivo di integrare il servizio svolto sia dal Ministero della Salute sia dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali in materia di valutazione del rischio per i consumatori

Nella provincia di Livorno è stato attivato un sistema di controllo in grado di individuare 71 diverse sostanze attive su varie matrici. I dati degli ultimi anni evidenziano un numero ridottissimo di campioni in cui è stata riscontrata la presenza di residui (tabella 3.6).

Tabella 3.6 - Ricerca dei residui di prodotti fitosanitari, dati relativi alla Provincia di Livorno, biennio 2000-2001. Fonte ARPAT - Dipartimento Provinciale di Livorno

Anno

Matrice

Totale campioni analizzati

Campioni positivi (presenza residui)

Campioni con residui <limite

Campioni con residui >limite

2000

Frutta

569

384

185

0

 

Ortaggi

559

480

74

5

 

Vari*

483

436

45

2

 

Totale

1611

1300

304

7

2001

Frutta

436

304

132

1

 

Ortaggi

497

449

42

0

 

Vari*

307

286

20

0

 

Totale

1240

1039

194

1

* cereali, vino, olio, conserve.

I dati riportati in tabella evidenziano l’esiguità dei campioni con residui superiori ai limiti di legge, sempre inferiori all’1% dei campioni analizzati (0.43% per il 2000 e 0.086% per il 20001). I campioni totalmente esenti da residui risultano l’81% e l’84% dei campioni analizzati, rispettivamente per il 2000 e per il 2001. Questi risultati potrebbero essere interpretati come dirette conseguenze della riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari o del migliorato rispetto delle dosi e dei sistemi di impiego. D’altra parte un risultato così positivo potrebbe anche essere motivato dall’impossibilità di eseguire analisi corrette, dovuta all’introduzione di nuove sostanze attive o alla mancanza di informazioni specifiche relative al campione.

In merito al tipo di controllo, è interessante notare che le sostanze rinvenute nei campioni analizzati non appartengono alla lista dei prodotti fitosanitari più venduti nel territorio provinciale, dimostrando così l’influenza del mercato e delle sue dinamiche in quest’ambito. Il controllo effettuato al momento della vendita, impone quindi il ricorso ad analisi del tipo “multiresiduale”, che sia in grado cioè di evidenziare un vasto numero di sostanze. Intervenendo solamente al momento della commercializzazione, è infatti impossibile ricostruire il percorso agronomico della coltura (tracciabilità) e, di conseguenza, il tipo di rischio di contaminazione delle derrate.


3.6 La ricerca in materia di sicurezza e salute

La ricerca in materia di tossicità dei prodotti antiparassitari viene svolta da varie Università, da alcune aziende USL Italiane e da Centri Studi del CNR. E’ stato inoltre recentemente fondato il Centro Internazionale per gli Antiparassitari e la Prevenzione Sanitaria, che ha sede a Busto Garolfo (Milano), le cui principali attività riguardano l’informazione e la documentazione sulla tossicità degli antiparassitari per l’uomo e per l’ambiente e la ricerca epidemiologica, tossicologica e clinica sugli effetti degli antiparassitari sull’uomo.

Studi relativi all’esposizione professionale in agricoltura hanno evidenziato episodi di contaminazione cutanea, spesso prevalenti rispetto alla contaminazione per inalazione. A questo fine sono state predisposte mappe dell’assorbimento cutaneo di diversi principi attivi che hanno fornito interessanti indicazioni. Studi condotti in laboratorio hanno permesso di quantificare la deposizione epidermica, pur evidenziando la difficoltà di correlare i dati ottenuti da esperienze in vitro con dati reali.

Riguardo alla salute umana, lo studio di nuovi indicatori specifici per le sostanze attive utilizzate in agricoltura dovrebbe permettere di valutare al meglio gli effetti dell’esposizione laddove l’applicazione degli indicatori tradizionali, messi a punto per altri settori, non ha dato i risultati sperati data la scarsa sensibilità e specificità. Recenti ricerche hanno evidenziato l’efficacia degli addotti macromolecolari e degli indicatori di funzionalità del sistema immunitario, in grado di evidenziare gli effetti di esposizioni prolungate.

Sperimentazioni effettuate in serra hanno portato allo sviluppo di metodi per la determinazione di residui negli abiti da lavoro, valutando il livello di esposizione legato allo svolgimento delle diverse pratiche colturali, mentre esperienze di pieno campo hanno evidenziato l’importanza della predisposizione di idonei piani di campionamento, che tengano conto delle vie preferenziali di penetrazione del pesticida.

In letteratura sono riportati i risultati di lavori sperimentali condotti sugli addetti agricoli nel corso delle operazioni colturali. Al fine di verificare le aree di maggior contatto con i pesticidi distribuiti, gli operatori sono stati dotati di appositi di tamponi di cotone per il monitoraggio dermico e di dispositivi per il monitoraggio delle sostanze volatili, consistenti ad esempi in filtri da applicare alla maschera. A fine  trattamento sono state effettuate le analisi dei tamponi, e parallelamente è stato effettuato il monitoraggio biologico e l’analisi dei residui sulle colture trattate.

3.7 I Progetti di studio

In questi ultimi anni sono stati attivati diversi progetti di studio sui prodotti fitosanitari, di cui ne vengono citati due a titolo di esempio.

Il Progetto della Regione Lombardia - La prevenzione nell’impiego di antiparassitari in agricoltura.

In corso nella Regione Lombardia, prevede la realizzazione delle seguenti azioni:

·         verifica degli interventi in atto nelle aziende agricole sui rischi da antiparassitari;

·         rilevazione dei dati di vendita degli antiparassitari;

·         esecuzione di studi di esposizione ad antiparassitari;

·         uso di nuovi indicatori per il monitoraggio biologico dell’esposizione;

·         sorveglianza epidemiologica delle intossicazioni acute da presidi fitosanitari;

·         individuazione di aree vulnerabili per il percolamento.

Gli obiettivi fondamentali del progetto sono:

·         il monitoraggio dell’applicazione del D.Lgs. 626/94;

·         la costruzione del campione di aziende per i successivi approfondimenti;

·         l’attuazione del piano di controllo dell’uso dei prodotti fitosanitari.

 

Il Progetto della Regione Liguria

La Regione Liguria ha adottato un Piano Regionale ufficiale di controllo sul commercio e l’impiego dei prodotti fitosanitari, e di controllo dei residui di fitosanitari negli alimenti per gli anni 2000-2001. Il Piano è stato predisposto in osservanza alla Direttiva 91/414/CE, che si basa sulla programmazione delle attività di controllo sul commercio e l’impiego, e promuove lo scambio di informazioni tra gli Stati membri dell’Unione Europea.

E’ stato istituito un gruppo di lavoro interdisciplinare, nell’ottica della realizzazione pratica della prevenzione collettiva, e sono stati coinvolti i rappresentanti di diversi Enti:

·         Dipartimento Regionale dell’Agricoltura

·         Dipartimento Regionale della Sanità

·         Servizio Ispettorato Funzioni Agricole

·         Dipartimenti di Prevenzione delle AA.SS.LL,

·         Ispettorato Repressione Frodi,

·         Carabinieri per la Sanità, N.A.S. di Genova,

·         Servizio Igiene Pubblica e Veterinaria della Regione Liguria.

I controlli in sede di commercio e di impiego sono stati affidati ai Dipartimenti di Prevenzione delle AA.SS.LL., ed è stata prevista la periodicità delle ispezioni dei locali di deposito e degli esercizi di vendita. Sono previsti controlli in campo, durante e dopo l’impiego, per accertare il rispetto delle indicazioni riportate in etichetta e per la verifica dei tempi di rientro e dei tempi di carenza. E’ compito degli stessi soggetti individuare le specie coltivate su più ampie superfici e su queste concentrare i controlli.

Gli accertamenti periodici riguardano: lo stato sanitario generale degli utilizzatori; l’osservanza delle vigenti leggi in materia di patentino; l’idoneità dei mezzi di protezione individuale.

A livello aziendale è prevista la verifica dell’idoneità delle macchine e dei locali destinati al deposito dei prodotti fitosanitari, e viene controllato lo smaltimento dei rifiuti, dei residui e dei prodotti di trasformazione dei fitosanitari.

Al fine di accertare la presenza di residui di prodotti fitosanitari è previsto il monitoraggio delle varie matrici ambientali (acqua, aria, suolo).

3.8 Sistemi produttivi e indirizzi di sviluppo del territorio

La provincia di Livorno ospita un’attività agricola che si può suddividere in alcune tipologie predominanti:

·                          agricoltura estensiva ad indirizzo cerealicolo zootecnico,

·                          agricoltura ad indirizzo orticolo,

·                          olivicoltura,

·                          viticoltura,

·                          agricoltura biologica,

·                          agricoltura a valenza paesaggistica.

 

L’osservazione della realtà attuale ci fa notare come la situazione sia relativamente stabile, anche se ci sono fattori di varia natura che dovrebbero condurre allo sviluppo di alcuni indirizzi colturali, quali la viticoltura, l’orticoltura e l’agricoltura biologica; d’altronde, nei primi due comparti il problema dell’esposizione alle sostanze chimiche ed il loro impatto sull’ambiente e sulla produzione alimentare è sicuramente più marcato, mentre il terzo settore dovrebbe rappresentare il confronto a rischio chimico pari a zero; in ragione di ciò, ci è parso perciò utile soffermare l’attenzione in particolare su questi settori.

Viticoltura

Il settore vitivinicolo livornese, sottoposto al  Piano vitivinicolo provinciale 2001-2003, viene sostenuto con sussidi economici ed agevolazioni fiscali per gli imprenditori sia per la sua funzione di presidio del territorio, sia per la richiesta del mercato italiano ed estero. L’export di vino toscano rappresenta il 16% di quello nazionale in valore ed il 7% in quantità. Dal punto di vista ambientale si ritiene che gli interventi agronomici di cura e manutenzione del vigneto concorrano a contenere il degrado idrogeologico, valorizzando aree rurali attualmente marginali. La conversione colturale è prevista soprattutto nelle tre aree provinciali a Denominazione di Origine Controllata: Bolgheri, Val di Cornia ed Elba, nell’ottica di una valorizzazione delle produzioni. Il confronto dei dati del 1990 con quelli del 2000 è già in grado di evidenziare un consistente aumento di superficie nelle tre aree.

 

Tabella 3.7 - Superficie vitata nelle aree DOC della Provincia di Livorno (ha)

 

Bolgheri

Val di Cornia

Elba

Totale

1990

375

94

560*

1029

2000

900

291

300

1491

2003**

1000

700

425

2125

*dato 1986 di sviluppo previste dal

**superficie massima secondo il Piano vitivinicolo provinciale 2001-2003

 

Le statistiche Agrofarma stimano che il 100% dei vigneti italiani faccia ricorso ai prodotti fitosanitari. Data la ancora limitata diffusione della viticoltura biologica, si suppone che gli incrementi della superficie destinata alla coltura della vite determineranno un parallelo incremento dell’impiego dei presidi sanitari, soprattutto anticrittogamici a base di rame e zolfo, peraltro già compresi tra i venti prodotti più venduti in ambito provinciale (tabella 3.3).

Orticoltura

Nel sud della provincia è invece concentrata la produzione di colture orticole di pieno campo; alcune specie sono ampiamente diffuse, e costituiscono da sole una elevata percentuale dell’intero prodotto regionale: 37.7%, 31.7% e 80% rispettivamente per pomodoro, spinacio e carciofo, nel triennio 1995-1997. La produzione biologica rappresenta una realtà certamente in crescita ma ancora marginale, perciò, anche se è prevedibile una futura riduzione degli input chimici legati al settore, non si prevedono forti variazioni nel breve periodo. In tabella sono riportate le superfici relative alle tre colture richiamate, tra le più diffuse sul territorio provinciale.

 

Tabella 3.8 - L’orticoltura nella provincia di Livorno. Superfici destinate alle principali colture

Anni

Pomodoro

(ha)

Spinacio

(ha)

Carciofo

(ha)

1990*

975

520

533

1995**

905

660

510

1996**

945

595

487

1997**

880

545

495

 

*fonte: dati ISTAT, **fonte su dati INEA e Regione Toscana IRPET dati ISTAT

Agricoltura biologica

I provvedimenti della Comunità europea per incentivare le pratiche agricole compatibili con l'ambiente nelle aree sensibili stanno destando crescente interesse negli operatori agricoli della Provincia di Livorno, grazie anche all'aumento generalizzato della domanda di prodotti biologici. La rilevazione statistica della Regione Toscana, ha censito ben 90 Operatori Biologici, ripartiti secondo lo schema riportato in tabella 3.9.

 

Tabella 3.9 - Operatori Biologici della Provincia di Livorno, dati aggiornati al 30/6/01

 

Operatori biologici

Operatori in conversione

Operatori misti

Totale

64

22

4

90

 

Per questi operatori Il Piano Provinciale dei Servizi prevede la consulenza “sulle tecniche di difesa riferite al metodo biologico”.

La realtà dell'agricoltura biologica livornese è tutt'altro che marginale, e vede una crescente richiesta di prodotti anche da parte del mercato estero.

 


3.9 Assistenza tecnica fitopatologica

Le indicazioni della legge regionale 3/8/2001 in materia di sviluppo agricolo e rurale hanno portato alla redazione di un Piano Provinciale dei Servizi, che ha come obiettivo principale la riduzione dell’impronta ecologica perseguibile con l’incremento di tecniche agricole a basso impatto ambientale. Nell’ambito delle colture vegetali vengono proposti due tipi di assistenza tecnica di base denominati rispettivamente “ad alta intensità” e “a ridotta intensità”.

Il servizio di assistenza fitopatologica ad alta intensità prevede:

  • monitoraggio periodico dello stato sanitario delle colture;
  • consulenza sulla scelta temporale dei trattamenti fitosanitari;
  • consulenza sui principi attivi da utilizzare e sui relativi dosaggi;
  • consulenza sulle procedure da utilizzare ai fini della riduzione della dispersione di prodotto;

·         consulenza sui metodi di difesa alternativi, anche in relazione agli input della ricerca provenienti dall’ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e Innovazione in Agricoltura) ;

  • consulenza normativa relativamente al campo della difesa fitosanitaria.

I servizi denominati “Assistenza di filiera per i comparti olivicolo e viticolo” e “Assistenza tecnica riferita a particolari comparti produttivi: orticoltura, frutticoltura, vivaismo, floricoltura” prevedono la consulenza relativa al corretto uso dei prodotti fitosanitari.