4.1
Introduzione
In tema di sicurezza e rischio
chimico esiste un’ampia documentazione normativa e tecnica; risulta
al contrario molto difficile reperire dati che consentano di valutare
gli effetti dell’esposizione alle sostanze pericolose. Le fonti
ufficiali di informazione, come le statistiche sugli infortuni e le malattie
professionali, non forniscono dati precisi, in quanto gli effetti
cercati risultano diluiti e mascherati rispettivamente dall’esposizione
a fonti analoghe ma di diversa origine, e dalla non pertinente
aggregazione dei dati.
Sarebbe opportuno, invece, poter
affrontare il problema del rischio chimico in un orizzonte ancora
più ampio, che oltre all’agricoltura contempli la qualità dell’ambiente
e dei prodotti agricoli, con riferimento sia
al problema del rilascio di molecole tossiche o nocive nel terreno,
nelle acque e nell’aria, sia alla presenza di
residui di fitofarmaci negli alimenti. Questa indagine,
però, incontrerebbe ostacoli ancora maggiori, dovuti alla mole
ingente delle analisi necessarie, alla molteplicità degli organismi
ufficiali coinvolti nel processo di controllo, ed alla difficoltà
oggettiva di riscontrare e quantificare i rapporti di causa-effetto
in gioco.
Per le ragioni esposte, si propone
un approccio alternativo al rilevamento di dati sull’intero territorio,
che consiste nell’identificare un certo numero di
aziende, rappresentative delle tipologie più diffuse, nelle
quali esaminare le attività agricole ed i rischi connessi. E’
evidente che, a fronte di una corretta definizione delle “aziende
campione”, questo metodo permetterà l’indagine approfondita dell’intero
percorso produttivo; i risultati ottenuti potranno poi essere
utilizzati per valutare analogamente l’intero settore agricolo
di riferimento.
E’ possibile individuare sul territorio
Livornese zone che presentano attività agricole caratteristiche
come, ad esempio, la zona viticola e quella
olivicola. Con l’identificazione delle “aziende campione”,
in base alle ordinarie tecniche di gestione applicate, sarà possibile
assegnare a ciascuna zona un indice di rischio, connesso alle
attività praticate; in questo modo si potranno determinare gli
effetti dell’attività agricola sulla salute dei lavoratori, l’impatto
ambientale e l’origine degli eventuali residui di sostanze chimiche
nelle derrate alimentari.
Attualmente non è
dato identificare nell’ambito provinciale alcuna azienda in grado
di rappresentare questo campione; perciò, al fine di applicare
in via di esempio il procedimento di cui si tratta, è stato scelto
il Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico
Avanzi” dell’Università di Pisa.
4.2
Modello di studio: C.I.R.A.A. "Enrico Avanzi"
Il
Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico
Avanzi” dell’Università di Pisa è situato in località S. Piero
a Grado (PI) (Lat. 43° 40’; Long. 10° 21’; quota s.l.m.: 3 m).
Collocato all’interno del Parco Regionale di Migliarino-San
Rossore-Massaciuccoli, nella pianura pisana a sud dell'Arno, il
Centro si estende su circa
1700 ettari di superficie pianeggiante, di cui circa 700 occupati
da bosco (pinete specializzate e boschi misti), mentre la parte
restante è rappresentata da terreni agricoli di varia natura,
utilizzati come seminativi per la produzione di cereali, di
oleaginose, di proteaginose e di foraggere a sostegno dell’allevamento
di bovine da latte; una parte della superficie è destinata a pascolo
per ovini.
Il personale del Centro è formato da 36 unità, di
cui 28 addette ai servizi tecnici e 8 ai servizi amministrativi.
Con gli operai avventizi, assunti per coprire le punte stagionali
di lavoro, il personale raggiunge oltre 50 addetti.
Nel Centro si svolgono attività produttive, attività
sperimentali (su colture in pieno campo od in parcella e su allevamenti
animali), attività didattiche (esercitazioni e tirocini per gli
studenti universitari e formazione professionale), servizi tecnici
(analisi di laboratorio, direzione aziendale, gestione di macchine
e autoveicoli, officina riparazione macchine,
manutenzioni fabbricati e strade, ecc.) e servizi amministrativi
(contabilità, contratti, informazione, documentazione, ecc.).
Le attività produttive si articolano all’interno di
uno schema organizzativo tipico della grande
azienda mista, dove accanto alla conduzione delle coltivazioni
erbacee trovano spazio le attività di allevamento (stalle con
bovine di razza Frisona Italiana e Mucca Pisana), oltre alle attività
boschive.
Le attività legate alle Produzioni Vegetali vedono
la gestione di varie tipologie di colture, riassumibili nei gruppi
sottoindicati, di cui si riporta la superficie media per diverse
annate agrarie:
·
Colture Cerealicole
ha 200
·
Colture Oleaginose
ha 70
·
Colture Foraggere
ha 200
·
Colture da industria
ha 50
·
Altre colture ha 100
Le attività del settore delle Produzioni legnose riguardano
la gestione della superficie forestale vera e propria (circa 500
Ha), delle pinete di Pino domestico per la produzione di pinoli
(circa 180 Ha) e delle colture di Pioppo (attualmente
circa 10 Ha).
Le attività legate alle Produzioni Zootecniche consistono
nella gestione di un Allevamento di bovine da latte di razza Frisona
Italiana, in cui sono presenti al momento attuale
n° 105 capi, di cui n° 40 sono vacche in lattazione, per la produzione
di latte alimentare del tipo ad Alta Qualità, e di un nucleo di
vacche di Mucca Pisana, mantenute al fine di concorrere alla conservazione
del patrimonio genetico.
Le attività sperimentali sono relative
allo studio interdisciplinare dei rapporti esistenti tra
le attività agricole e l’ambiente. Le principali linee di ricerca
riguardano lo studio di tecniche sostenibili di coltivazione e
difesa delle principali colture e di sistemi colturali alternativi
ai convenzionali, basati sulla riduzione degli input e sulla conservazione
della fertilità del terreno; la valutazione dell’impatto ambientale
delle tecniche colturali; lo studio delle tecniche di
allevamento più idonee per le specie di interesse zootecnico
anche ai fini del miglioramento della qualità dei prodotti e dell’equilibrio
ambientale; l’ottimizzazione della organizzazione e della gestione
dei fattori produttivi e la valutazione economico-ambientale delle
innovazioni tecnologiche nel comparto agricolo; lo studio degli
aspetti biologici della flora e della fauna degli agrosistemi;
la valutazione agronomica ed ambientale delle colture per usi
non alimentari.
In virtù della struttura tecnico-organizzativa del
Centro, le ricerche vengono condotte
in pieno campo e i risultati collaudati su scala aziendale; esse
sono finanziate dall’Unione Europea, da vari Ministeri ed Enti
locali, da Agenzie Regionali di sviluppo e da imprese private.
I servizi interni (direzione tecnica, amministrazione,
officina, laboratori) si integrano con
quelli esterni, forniti da imprese di noleggio di macchine agricole,
cooperative di lavoro, ecc.. Il Centro è inoltre integrato ampiamente
con il circuito commerciale e produttivo, in grado dunque di
proporre progetti perfettamente trasferibili nella realtà agricola
locale.
L’organizzazione complessiva del lavoro è impostata
secondo criteri di razionalità, ed è in linea con le vigenti disposizioni
in campo prevenzionistico. Tutto questo caratterizza il Centro
come modello di una tipologia di agricoltura
all’avanguardia, sia dal punto di vista della gestione tecnica,
sia da quello della sostenibilità ambientale.
4.3
Analisi del rischio nei sistemi colturali
Tra le tecniche colturali
allo studio presso il Centro “E. Avanzi”, se ne trovano alcune
adatte per essere prese a modello dell’analisi dei rischi. In particolare, ci si riferisce ad un avvicendamento tipico dell’agricoltura cerealicolo industriale, che adotta una successione
di Barbabietola, Frumento, Girasole ed ancora Frumento. Le colture
sono state testate in sistemi che prevedono il confronto di più
avvicendamenti condotti con livelli crescenti di
intensificazione colturale. Su di essi
sono state effettuate valutazioni energetiche pluriennali, e sulla
base dell’analisi dell’<energia lorda>, sono stati calcolati
gli input energetici complessivi e relativi ai singoli interventi
di tecnica colturale.
Secondo gli autori della ricerca, da questa applicazione metodologica si può trarre, tra l’altro,
un’indicazione riguardo la valutazione del rapporto eventualmente
esistente fra deterioramento della qualità ambientale e quantità
di energia immessa nel sistema; in questo modo si potrebbe giungere
ad una provvisoria valutazione dell’impatto ambientale legato
all’esercizio dell’attività agricola.
Ai fini del presente studio, è stata utilizzata l’indagine
condotta su di un livello di intensificazione
colturale intermedio, definito come “livello di input che fa riferimento
alle tecniche colturali normalmente adottate nell’Italia centrale,
puntando in ogni caso all’ottenimento di una soddisfacente produzione
attraverso il sostenimento degli ordinari costi di gestione”.
Vediamo ora di analizzare, all’interno dei cicli colturali
adottati come modello, le operazioni che presentano aspetti di
rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Generalmente, le operazioni agricole nelle aziende
ad indirizzo cerealicolo industriale sono eseguite con macchine
operatrici abbinate a trattrici di differente potenza. Per le
lavorazioni primarie e complementari, dove è necessario un consistente
sforzo di trazione, sono utilizzate trattrici a doppia trazione di elevata potenza
(superiore ai 100 kW), mentre per le operazioni di semina, fertilizzazione
e diserbo possono essere impiegate trattrici meno potenti (inferiori
ai 75 kW).
E’ possibile aggregare alcune di queste operazioni
tenendo conto che i macchinari e le sostanze utilizzati sono simili,
così come i rischi professionali prevalenti; le aggregazioni
di queste operazioni, per comodità, vengono denominate “Attività”.
A queste lavorazioni si aggiungono le operazioni connesse
al rimessaggio e manutenzione dei macchinari;
in questo modo si ottengono tre “Attività”, distinte per categorie
di rischio omogeneo.
Di seguito vengono riportati
in dettaglio, sotto forma di schede tecniche, i rischi rilevanti
presenti nelle varie operazioni colturali.
Scheda
n. 1 Rischi nelle operazioni
raggruppate per attività
Attività
|
Operazione
|
Rischi
|
Lavorazioni del terreno e pratiche colturali
|
Aratura,
Erpicatura
Fresatura
|
Infortunistici
da uso di trattore di elevata potenza,
Rischi
fisici (rumore, vibrazioni)
Rischi
chimici (polveri)
Rischi
trasversali
|
|
Semina e
diserbo
|
Infortunistici
da uso di trattore,
Rischi
fisici (rumore, vibrazioni)
Rischi
chimici (polveri, presidi fitosanitari)
|
|
Fertilizzazione
|
Infortunistici
da uso di trattore,
Rischi
fisici (rumore, vibrazioni)
Rischi
chimici (polveri, concimi)
|
Raccolta, e trasporto
|
Trinciatura
Trebbiatura
Trasporto
|
Infortunistici
da uso di macchine per raccolta,
Rischi
fisici (rumore, vibrazioni)
Rischi
chimici (polveri)
|
Manutenzione e rimessaggio
|
Manutenzioni
ordinarie e straordinarie macchine
Gestione
del magazzinaggio
|
Rischi
da carenze strutturali,
Rischi
per la sicurezza,
Rischi
chimici (oli minerali, fumi di saldatura, ...)
Rischi
fisici (rumore)
|
Scheda n. 2 Aratura - dettaglio tecnico
L’aratura
è la principale lavorazione del terreno, e si realizza in
diversi periodi dell'anno. Serve a predisporre il terreno
per le successive operazioni, ristabilendone i corretti parametri
di struttura, e contemporaneamente elimina con l'interramento
la vegetazione presente ed i residui colturali, incorporando
eventuali sostanze fertilizzanti precedentemente distribuite.
Viene di norma effettuata con aratro di tipo portato, collegato
alla trattrice attraverso l'attacco a tre punti e regolato
mediante martinetti idraulici. |
Epoca
|
Se
l'ordinamento colturale non impone diversamente, viene eseguita
nei mesi autunnali e primaverili
|
Finalità
|
Rivoltamento
del terreno, incorporamento di residui colturali, reflui
ecc.
|
Descrizione
|
Provoca
il ribaltamento di una porzione di terreno dopo aver proceduto
al suo distacco dal suolo
|
Operazioni
|
Attacco
e distacco attrezzi, regolazione della larghezza di lavoro
|
Addetti
|
Trattoristi
|
Capacità di lavoro
|
0.7
- 1.5 ha/ora
|
Scheda n. 3 Fresatura ed erpicatura - dettaglio tecnico
Scheda n. 4 Semina - dettaglio tecnico
La semina
è tra le operazioni più delicate in quanto dalla sua riuscita
che dipende una buona emergenza delle plantule. Si esegue
con macchine apposite, le seminatrici, che si usano per le
colture primaverili da rinnovo, per i cereali autunno-vernini
e per le colture foraggiere, in genere prati. Per questi motivi
le seminatrici utilizzate vanno dai modelli tradizionali in
grado di provvedere alla distribuzione di una vasta gamma
di sementi, del tipo sia “a spaglio” sia “a file”, ai modelli
in cui la semina avviene con la deposizione del seme ad intervalli
regolari e prefissati "seminatrici di precisione".
Quest'ultima categoria di macchine viene largamente utilizzata
per la semina del girasole, della barbabietola e del mais,
abbinando a volte anche la distribuzione localizzata di insetticidi
(geodisinfestanti) e piccole quantità di concime. E' opportuno
ricordare che in linea con i principi della gestione sostenibile
dell'attività agricola si assiste sempre più spesso all'utilizzo
di seminatrici combinate con attrezzi per l'affinamento del
terreno. |
Epoca
|
Coincide con la primavera per i rinnovi e con l'autunno per
i cereali a paglia
|
Finalità
|
Deposizione del seme nel terreno
|
Operazioni
|
Attacco e distacco attrezzi, regolazione degli organi di
distribuzione,caricamento della tramoggia
|
Addetti
|
Trattoristi e operai
|
Capacità di lavoro
|
0.8 - 2 ha/ora
|
Scheda n. 5 Fertilizzazione - dettaglio tecnico
La fertilizzazione
ha lo scopo di migliorare la funzione di nutrizione del
terreno si interviene mediante l'aggiunta di concimi, cioè
sostanze capaci di modificare la fertilità agronomica. La
tipologia di fertilizzante di sintesi più largamente diffusa
la forma granulare, sia per gli aspetti tecnici che economici
ma in special modo per quelli legati alla movimentazione
ed allo stoccaggio.
Affinché
la distribuzione del fertilizzante avvenga con regolarità
si ricorre a macchine denominate spandiconcime. I modelli
maggiormente impiegati possono essere classificati in due
categorie:
spandiconcime
centrifughi, di grandissima diffusione per rapidità di lavoro
e costo contenuto, ma caratterizzati da una distribuzione
spesso imprecisa;
spandiconcime
pneumatici, di recente introduzione, che compiono una distribuzione
più uniforme, omogenea e precisa evitando sprechi indesiderati
e nel rispetto degli equilibri ambientali.
|
Epoca
|
Solitamente
durante le operazioni di affinamento per fosforo, potassio
e parte della frazione azotata, mentre la rimanente quota
di azoto viene apportata nelle epoche in cui le richieste
azotate delle piante coltivate sono maggiori "levata".
|
Finalità
|
Distribuzione
di fertilizzanti di sintesi per ricostituire le riserve
del terreno
|
Operazioni
|
Attacco
e distacco attrezzi, caricamento tramoggia
|
Addetti
|
Trattoristi
e operai
|
Capacità di lavoro
|
1.5 -
3 ha/ora
|
Scheda n. 6 Diserbo - dettaglio tecnico
Il diserbo
rappresenta uno degli aspetti più delicati e complessi della
tecnica di coltivazione delle colture agrarie; il controllo
dei vegetali che competono con le specie coltivate per gli
elementi nutritivi è affidato all'uso di una particolare
categoria di fitofarmaci: gli erbicidi.
La presenza di una flora infestante
sempre più selezionata ed aggressiva, e la recente introduzione
di formulati caratterizzati da un ampio spettro d'azione,
hanno determinato un maggior ricorso alla tecnica della
post-emergenza, mitigando anche i negativi influssi della
piovosità primaverile; la post-emergenza viene sempre più
considerata come soluzione principale anziché come intervento
di soccorso. In contemporanea, sono possibili anche interventi
mirati di disinfestazione del terreno, utilizzando prodotti
granulari o prodotti liquidi con le stesse metodiche usate
per il diserbo.
|
Epoca
|
Il periodo
dove si registra la più alta attività di distribuzione degli
erbicidi coincide con i mesi primaverili per le colture
da rinnovo, mentre per i cereali autunno-vernini le epoche
sono suddivise tra l'autunno e la fine della stagione invernale
|
Finalità
|
Controllo
della vegetazione indesiderata mediante l'irrorazione del
terreno e/o della coltura con una soluzione erbicida
|
Descrizione
|
Preparazione
della miscela e regolazione dell'irroratrice in funzione
del volume di liquido richiesto dal trattamento, scegliendo
il tipo di ugello, la pressione di esercizio e l'altezza
della barra rispetto il piano di lavoro
|
Addetti
|
Trattoristi
|
Capacità di lavoro
|
10 -
20 ha/ora
|
Scheda
n. 7 Distribuzione dei
Fattori di rischio nelle lavorazioni del terreno e nelle altre
pratiche colturali
Tipo
di rischio
|
Fattore
di rischio
|
Operazione
|
rischi per
la sicurezza
|
organi di
trasmissione
|
fresatura,
erpicatura, semina, fertilizzazione, diserbo
|
|
organi di
lavoro
|
aratura,
fresatura, erpicatura, livellamento
|
|
* interventi
estemporanei su macchine
|
tutte le
lavorazioni
|
|
* salita
e discesa dai trattori
|
tutte le
lavorazioni
|
rischi per
la salute e igienico ambientali
|
Inalazione
di polveri
|
fresatura,
erpicatura, semina, fertilizzazione
|
|
contatto
prevalentemente cutaneo con sostanze chimiche (geodisinfestanti,
diserbanti, concimi)
|
semina, diserbo,
fertilizzazione
|
|
Rumore
|
fresatura,
erpicatura, semina, fertilizzazione, diserbo
|
|
Vibrazioni
|
fresatura,
erpicatura, semina, fertilizzazione, diserbo
|
|
agenti biologici
|
tutte le
lavorazioni del terreno
|
rischi trasversali
o organizzativi
|
lavoro in
continuo, lavoro notturno
|
occasionalmente
per diverse lavorazioni
|
|
movimentazione
manuale dei carichi
|
semina, diserbo,
fertilizzazione
|
|
* spostamenti
su strada
|
tutte le
lavorazioni
|
|
discomfort
dei DPI
|
semina, diserbo
|
|
intensità,
monotonia, solitudine
|
tutte le
lavorazioni
|
|
conoscenze
e capacità del personale
|
tutte le
lavorazioni
|
*
Con l’asterisco sono indicati i rischi non contemplati nella classificazione
ISPESL.
Scheda n. 8 Raccolta - dettaglio tecnico
La raccolta è l'operazione che più di
ogni altra quantifica il risultato economico dell'attività
agricola; ciò spiega l’utilizzo di macchinari molto complessi
e costosi.
In genere le mietitrebbiatrici vengono
impiegate, oltre che per la raccolta dei cereali autunno-vernini
e del mais da granella, anche per altre colture come ad esempio
la soia ed il girasole. |
Epoca
|
Primavera, estate ed autunno
|
Finalità
|
Raccolta del prodotto dal campo
|
Descrizione
|
Taglio e trebbiatura
|
Operazioni
|
Taglio, sgranatura, separazione della
granella dal fusto, pulizia della granella, carico della
granella nel serbatoio e infine scarico.
|
Addetti
|
Trattoristi
|
Capacità di lavoro
|
Colture da rinnovo 0.4 / 1 ha/ora
Cereali autunno vernini 0.6 / 1.3 ha/ora
|
Scheda n. 9 Distribuzione dei Fattori di rischio nelle operazioni
di raccolta
Tipo di rischio
|
Fattore
di rischio
|
Operazione
|
rischi per
la sicurezza
|
protezione
degli organi di avviamento
|
trebbiatura
e trinciatura
|
|
protezione
organi di trasmissione
|
trebbiatura
e aratura
|
|
protezione
degli organi di lavoro
|
testate delle
trince e trebbiatrici
|
|
* Interventi
estemporanei su macchine
|
trebbiatrici
e trince
|
|
* Salita
e discesa da macchine
|
trebbiatrici
e trince
|
|
macchine
con marchio CE e prive di marchio
|
trebbiatrici,
trince, carri, ruspe
|
rischi per
la salute e igienico ambientali
|
polveri per
inalazione
|
trebbiatura,
trinciatura, trasferimento su carri e sistemazione trincee
|
|
Rumore
|
trebbiatura,
trinciatura e trincee
|
|
Vibrazioni
|
trebbiatura,
trinciatura e trincee
|
|
agenti biologici
|
trebbiatura,
trinciatura e trincee
|
rischi trasversali
o organizzativi
|
lavoro in
continuo, lavoro notturno
|
trebbiatura
e trinciatura
|
|
* spostamenti
su strada
|
trasferimento
di macchine e carri
|
|
ergonomia
dei DPI
|
sistemazione
trincee
|
|
intensità,
monotonia, solitudine
|
trebbiatura
e trinciatura
|
|
conoscenze
e capacità del personale
|
trebbiatura
e trinciatura
|
Scheda n. 10 Manutenzione - descrizione
La manutenzione ordinaria è basata sulle
operazioni di pulizia, di verifica dei livelli e di ingrassaggio
di tutti i dispositivi delle macchine agricole.
Nella realtà agricola esaminata, pur con
diversi obiettivi e necessità, la manutenzione assume un
ruolo di primo piano nell'organizzazione dell'impiego di
macchine polivalenti ed in grado di ottenere prestazioni
di elevato livello; nelle aziende più piccole si tende ad
effettuare una manutenzione limitata alla fine ed all'inizio
del periodo di uso delle macchine, ed in caso di guasti.
|
Scheda n. 11 Distribuzione dei Fattori di rischio
negli ambienti dell’officina
Tipo di rischio
|
Fattore di
rischio
|
Operazione
|
rischi per
la sicurezza
|
Superficie dell’ambiente
|
magazzinaggio
|
|
Pavimenti
|
magazzinaggio
|
|
Illuminazione
|
magazzinaggio
e manutenzione
|
|
* Ventilazione
|
magazzinaggio
e manutenzione
|
|
* Vie di
circolazione
|
magazzinaggio
|
|
Uscite
|
magazzinaggio
|
|
Carenza di
sicurezza elettrica
|
magazzinaggio
e manutenzione
|
|
Incendio
|
magazzinaggio
|
rischi per
la salute e igienico ambientali
|
Fumi e vapori
|
magazzinaggio
e manutenzione
|
|
Rumore
|
manutenzione
|
|
Vibrazioni
|
manutenzione
|
rischi trasversali
o organizzativi
|
Movimentazione
manuale dei carichi
|
magazzinaggio
e manutenzione
|
Dopo
aver indagato le operazioni colturali e di manutenzione evidenziandone
i rischi, se ne analizza il potenziale impatto sull’ambiente,
definendo la prevedibile produzione di rifiuti ed i pericoli di
inquinamento del suolo, delle acque ed atmosferico.
Scheda n. 12 Impatti potenziali sull’ambiente nelle
operazioni raggruppate per attività
Attività
|
Operazione
|
Impatti potenziali
|
Lavorazioni del terreno e pratiche colturali
|
Aratura
Erpicatura
Fresatura
Livellamento
Pulizia canali
|
Nessuno
|
|
Semina
Diserbo
|
Produzione di rifiuti
Inquinamento delle acque superficiali
Deriva aerea delle sostanze chimiche
|
|
Fertilizzazione
|
Produzione
di rifiuti
Inquinamento delle acque superficiali
e sotterranee
|
Raccolta
|
Trinciatura
Trebbiatura
Trasporto
|
Inquinamento atmosferico da essiccazione
cereali
|
Manutenzione e rimessaggio
|
Manutenzioni ordinarie e straordinarie
delle macchine
Gestione del deposito
|
Produzione
rifiuti
Inquinamento delle acque superficiali
e del suolo
Inquinamento atmosferico da operazioni
di manutenzione
|
Scheda n. 13 Stima della produzione di rifiuti
In relazione alle diverse fasi di lavorazione,
vengono di seguito schematicamente individuate le tipologie
di rifiuto prodotte; oltre alla classificazione di legge,
per alcune di esse vengono riportati anche dati riferiti alla
produzione media stimata (rispettivamente per ettaro lavorato
o per 100 ore di utilizzo delle macchine), dedotti da recenti
ricerche in materia. |
Attività
|
Denominazione
rifiuto
|
Classificazione
|
Produzione
stimata
|
Lavorazioni del terreno e pratiche colturali
|
Contenitori
sementi
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
0,3 kg/ha
|
|
Contenitori
fitofarmaci e prodotti non utilizzati (contenitore primario)
|
Rifiuto speciale
pericoloso
|
0,3 kg/ha
|
|
Contenitori
esterni di fitofarmaci
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
0,2 kg/ha
|
|
Sacchi prodotti
fertilizzanti di sintesi
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
1,5 kg/ha
|
|
Pallets
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
10 kg/ha
|
Manutenzione e rimessaggio
|
Oli minerali
usati (da circuiti idraulici, freni, motori, trasmissioni
ed ingranaggi)
|
Rifiuto speciale
pericoloso
|
6 kg/100
ore
|
|
Filtri olio
e gasolio
|
Rifiuto speciale
pericoloso
|
0,35 kg/100
ore
|
|
Contenitori
di oli e lubrificanti in genere
|
Rifiuto speciale
pericoloso
|
1,5 kg/100
ore
|
|
Stracci impregnati
di olio
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
non nota
|
|
Batterie
ed accumulatori esausti
|
Rifiuto speciale
pericoloso
|
non nota
|
|
Macchinari
e veicoli da rottamare
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
non nota
|
|
Filtri impianti
di abbattimento polveri e fumi
|
Rifiuto speciale
non pericoloso
|
non nota
|
Inquinamento del suolo: il pericolo può essere prevenuto con
la semplice adozione di precauzioni di carattere operativo e strutturale,come
ad esempio:
·
stoccaggio di rifiuti
per tipologie omogenee, su superficie pavimentata e coperta
·
impiego di contenitori che offrano adeguate garanzie di tenuta
e resistenza, dotati di contrassegni che ne identifichino il contenuto
e di mezzi di presa che ne rendano agevoli e sicure le operazioni
di movimentazione
·
realizzazione di bacini di contenimento di adeguata capacità
per serbatoi fuori terra
·
adozione di idonee procedure di sicurezza durante le operazioni
di riempimento e svuotamento.
Inquinamento delle acque superficiali
e sotterranee:
le fonti di rischio per le acque superficiali e sotterranee, evitabili
con l’adozione di precauzioni di carattere operativo
e strutturale sono rappresentate da:
·
dispersione di sostanze
pericolose utilizzate come materie prime o che costituiscono residui
dell’attività, dovuta a non corrette modalità di manipolazione
e/o stoccaggio o ad eventi accidentali;
·
dilavamento, ad opera
delle acque meteoriche, dei terreni e delle colture su cui sono
stati effettuati trattamenti
·
operazioni di lavaggio
dei mezzi e delle macchine, in assenza di idoneo trattamento depurativo.
Inquinamento atmosferico: si tratta di un impatto scarsamente rilevante,
attribuibile per lo più a emissioni inquinanti sotto forma di
fumi e polveri, diffuse nell’atmosfera o convogliate a singoli
punti di emissione, che vengono prodotte in specifiche fasi di
lavoro non sempre presenti:
·
operazioni di saldatura
durante la manutenzione di macchine ed impianti
·
essiccazione cereali
L’esigenza
di proteggere gli addetti e di prevenire l’inquinamento atmosferico
impongono la captazione degli inquinanti alla fonte e il loro
trattamento depurativo, qualora vengano emessi in concentrazioni
superiori ai limiti.
In conclusione,
sempre in forma schematica, vengono riassunti i rischi di esposizione
a fattori chimici e fisici per la salute dei lavoratori.
Fattore di rischio chimico: Polveri
Evento pericoloso: inalazione di polveri. Tutte le lavorazioni
meccaniche del terreno creano il sollevarsi di polvere, questo
fenomeno più accentuato se sul terreno ci sono residui colturali,
ad esempio durante l’aratura.
Prevenzione: il sistema di prevenzione più efficace
di questo rischio consiste nell’utilizzo di trattori dotati di
cabina chiusa con ventilazione forzata, o meglio con impianto
di condizionamento, e di un buon sistema di filtrazione.
Qualora
le trattici fossero sprovviste di cabina con le caratteristiche
sopra citate o in caso di particolari attività di breve durata,
opportuno ricorrere all’uso dei DPI.
Fattore di rischio chimico: Concimi di sintesi
Evento pericoloso: contatto cutaneo e/o inalazione di polveri
durante il caricamento delle tramogge degli spandiconcime e durante
la distribuzione.
Prevenzione: utilizzare i DPI, in particolare i guanti,
e all’occorrenza una mascherina antipolvere. Per la distribuzione
in campo dei fertilizzanti utilizzare un trattore dotato almeno
di cabina chiusa e di filtri antipolvere.
Fattore di rischio chimico: Prodotti fitosanitari
Evento pericoloso: contatto cutaneo e, in misura molto minore,
inalazione di principi attivi.
Il
quadro agronomico riscontrato nel comparto in esame di notevole
costanza colturale, con un carico di diserbo essenzialmente legato
alla coltivazione del mais, coltivazione prevalente nel territorio
di riferimento, e un numero assai ridotto di principi attivi in
uso.
Il
rischio di esposizione a prodotti fitosanitari si incontra essenzialmente
nella attività di diserbo, pratica agricola assai importante nella
coltivazione del mais e dei cereali in genere, occasionalmente
in campagne di disinfestazione o geodisinfestazione, quando ne
ricorra la necessità, e, in misura assai più ridotta, in fase
di semina, durante la manipolazione di sementi trattate.
E’ da considerare
occasionale in queste produzioni il rischio di esposizione da
rientro, dato che le pratiche colturali non richiedono immediati
reinterventi nei campi trattati
Fattore di rischio fisico: Rumore
Evento pericoloso: esposizione a rumore. Le lavorazioni
agricole meccanizzate risultano sempre piuttosto rumorose; ciò
dipende, per le operazioni di frammentazione del terreno, dall’attrito
meccanico tra attrezzi (zappe, coltelli, lame) e terreno; per
altre lavorazioni la potenza impiegata a rendere rumoroso il lavoro,
in ogni caso anche il solo motore del trattore fonte importante
di rumorosità.
Date
le caratteristiche del comparto non possibile, né significativo,
distinguere la rumorosità delle macchine nelle diverse lavorazioni
del terreno, nella semina e nel diserbo, trattandosi sempre di
rumorosità da trattori, anche se di diversa potenza.
Sistemi di protezione:
La
condizione che influisce maggiormente sul rumore è la presenza
della cabina; nel caso di trattori dotati di cabina insonorizzata
e condizionata, indipendentemente dalla lavorazione in corso,
i livelli al posto di guida sono inferiori agli 80 dB(A). Qualora
i trattori siano provvisti solamente del telaio o di cabina non
condizionata (mantenuta aperta) si arriva per alcune lavorazioni
a livelli molto alti, anche superiori ai 90 dB(A).
Fattore di rischio fisico: Vibrazioni
Eventi pericolosi: vibrazioni e scuotimenti sono fenomeni
tipici delle lavorazioni agricole meccanizzate; si tratta essenzialmente,
per quanto riguarda l’uso di macchine, di vibrazioni trasmesse
a tutto il corpo.
Protezioni: le macchine di recente costruzione sono
realizzate in modo da affrontare e attenuare il più possibile
il problema delle vibrazioni.
Per
quanto riguarda i trattori, l’attenzione a ridurre l’esposizione
a vibrazioni si focalizza principalmente sul sedile, ma anche
sulla struttura della macchina per eliminare le vibrazioni in
cabina con l’utilizzo di ammortizzatori pneumatici, tamponi antivibranti,
ed altre soluzioni come ad esempio la cabina sospesa.
Fattore di rischio fisico: Movimentazione manuale dei carichi
Eventi pericolosi: traumi e lesioni all’apparato muscolo-scheletrico.
E’
un rischio tipico di alcune operazioni quali semina, fertilizzazione,
diserbo ed altre che richiedono la preparazione e il carico di
macchine e attrezzature, comportando un intenso sforzo fisico.
In
azienda i concimi, i diserbanti, le sementi, ecc., si trovano
in genere stoccati su pallets. Da lì vengono prelevati i giusti
quantitativi e quindi si procede al caricamento delle macchine.
Prevenzione: il carico e il riempimento di tramogge
viene fatto manualmente; attualmente le aziende produttrici tendono
a confezionare sacchi e taniche che non superano i 30 kg. Il mero
rispetto di tale limite non costituisce però un efficace sistema
di prevenzione per tutti gli addetti.
Gli
addetti devono mettere in atto specifici accorgimenti per ridurre
il rischio, come chiedere l’aiuto di un’altra persona per sollevare
carichi pesanti o di conformazione tale da renderli di difficile
e faticosa presa, sollevare adeguatamente i pesi flettendo le
gambe, e, quando possibile, utilizzare mezzi meccanici quali trans-pallets
o carrelli elevatori.
Un
importante ruolo nell’attività di prevenzione può essere svolta
dal medico competente, figura introdotta nel comparto in oggetto
recentemente e ancora poco presente.
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