LE NUOVE TECNOLOGIE A TUTELA
DELLA VITA E DELL'OCCUPAZIONE

Progetto approvato
con D.D.R.T. 7772/2000
all'interno del
POR R.T. Ob.3 FSE





INDICE AGRICOLTURA

4.4 Applicazione al caso concreto

Nei grafici in Figura 4.1a, 4.2a, e 4.3a  sono riportate le operazioni effettuate nei singoli cicli colturali, e per ognuna di esse viene indicato, in termini di energia introdotta nel sistema, l’impiego di fattori di produzione meccanici e chimici; le diverse quantità relative alle operazioni, valgono anche quale rappresentazione delle esposizioni degli operatori ai fattori di rischio sopra riportati. Infatti, per gli interventi di tipo meccanico si può affermare in linea generale che tanto maggiore è la quantità di energia immessa nel sistema, tanto più elevato sarà il lavoro effettuato sia in termini di tempo occorrente sia in termini di potenza impiegata. Per gli interventi di tipo chimico ciò è valido solo in parte, poiché, in funzione dell’esposizione al rischio chimico, assumono prevalente importanza le caratteristiche della sostanza che si utilizza.



Fig. 4.1a – Ciclo colturale del frumento. Operazioni colturali e quantificazione energetica dei relativi fattori di rischio.

LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo meccanico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico elevato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico moderato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico insignificante

 

Fig. 4.1b - Ciclo colturale del frumento. Quantificazione degli input energetici.

LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati totali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati chimici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati meccanici

 

 

 

 

 

 

 



Fig. 4.2a – Ciclo colturale della barbabietola. Operazioni colturali e quantificazione energetica dei                     relativi fattori di rischio.


LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo meccanico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico elevato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico moderato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico insignificante




Fig. 4.2b - Ciclo colturale della barbabietola. Quantificazione degli input energetici

 



LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati totali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati chimici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati meccanici

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 4.3a – Ciclo colturale del girasole. Operazioni colturali e quantificazione energetica dei relativi fattori di rischio.




LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo meccanico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico elevato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico moderato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Operazioni che comportano esposizione a rischio di tipo chimico insignificante

Fig. 4.3b - Ciclo colturale del girasole. Quantificazione degli input energetici.



 

LEGENDA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati totali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati chimici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Input energetici cumulati meccanici

 

 

 

 

 

 

 

Perciò sarà opportuno distinguere gli interventi a seconda della classificazione di tossicità delle sostanze chimiche distribuite. Nel nostro caso, ad esempio, si sono distinti gli interventi di fertilizzazione da quelli di distribuzione di erbicidi, insetticidi ed antiparassitari in genere.

In definitiva, l’applicazione di questa metodologia al caso concreto ci permette di ottenere la successione nel tempo degli interventi colturali durante i quali si hanno le esposizioni dei lavoratori agricoli ai diversi fattori di rischio, con la stima delle relative intensità; come si vede nei grafici in Fig. 4.1b, 4.2b e 4.3b, abbiamo anche una stima dell’impatto ambientale delle tre colture in esame, espresso in input energetici totali.

Successivamente le singole operazioni sono state individuate in relazione alla data di effettuazione, come si vede nel grafico in Fig. 4.4.

 

Fig. 4.4 - Cronogramma degli interventi che comportano rischio meccanico (rombo blu), rischio chimico elevato (triangolo rosso) e rischio chimico moderato (triangolo bianco).

Questa rappresentazione consente di prevedere, nell’arco dell’annata agraria, i momenti in cui si verificano le singole esposizioni ai fattori di rischio, dandone anche una quantificazione approssimata, e quindi di impostare una serie di rilievi sulle persone, sull’ambiente e sui prodotti per controllare gli effetti dell’attività agricola.

La metodologia proposta risulta quindi di facile applicazione, in quanto consta essenzialmente di una fase di studio in cui vengono tradotti in termini energetici i dati agronomici delle singole colture, ed in una fase di applicazione in cui si utilizzano i risultati dell’indagine per predisporre un programma di monitoraggio adatto alla situazione specifica. E’ facile comprendere come tale procedura possa essere applicata alle diverse colture ed ai diversi settori della produzione agricola.

4.5 Sorveglianza sanitaria e monitoraggio ambientale

Lo studio delle problematiche relative al settore dei fitofarmaci si pone come obiettivi principali la valutazione della quantità reale di sostanze chimiche distribuita sul territorio e l’individuazione di processi miranti ad una razionalizzazione dell’uso, anche in termini di competenza degli operatori. Le norme che regolano il settore della produzione di sostanze chimiche da utilizzare in agricoltura, prendono in considerazione la salute umana e gli effetti ambientali, introducendo complessi test di sicurezza, soprattutto per le molecole di nuova introduzione; attualmente, la valutazione degli effetti ecologici e tossici costituisce uno dei maggiori impegni per le aziende produttrici.

L’attuale sistema di controllo, volto soprattutto a verificare il rispetto in tema di contaminazione delle derrate alimentari, mostra la necessità di integrazioni a livello locale, in quanto appare inadeguato in relazione alla complessità ed all’onerosità del compito cui è adibito.

La selezione di aziende tipo, rappresentative dell’intero territorio provinciale per ordinamento, per dimensioni e per numero di addetti, permetterebbe di applicare i sistemi di controllo a situazioni ben determinate. In queste aziende, si dovrebbe quindi attuare una gestione controllata degli ordinamenti colturali, in modo da effettuare, tra le altre cose, trattamenti mirati sulle colture, valutando nel tempo il livello di contaminazione degli operatori, dell’ambiente e delle derrate. Per essere efficace, un tale sistema di controllo deve essere necessariamente multidisciplinare, in modo da garantire una valutazione dei fenomeni legati a ciascun settore di interesse e delle loro interazioni.

Riguardo ai diversi argomenti trattati, le modifiche da apportare al sistema attuale possono essere suddivise in tre ambiti principali, affrontando il problema dal punto di vista: a) delle sostanze chimiche; b) della salute umana; c) della contaminazione delle derrate.

a) La diffusione della difesa chimica delle colture ha determinato la produzione di un ampio numero di fitofarmaci; essi si basano su molecole molto diverse tra loro sia dal punto di vista chimico sia dal punto di vista tossicologico. La continua immissione sul mercato di nuovi prodotti obbliga ad aggiornare continuamente le metodiche analitiche; ciò si può fare verificando gli indirizzi generali dei consumi, soprattutto riguardo ai nuovi prodotti, ed ai prodotti da utilizzare a dosi molto ridotte. Per avere un panorama completo di quanto offerto dall’industria occorre non trascurare le molecole ottenute per coltura enzimatica ed i prodotti chimici non tradizionali da utilizzare nell’ambito della lotta integrata. Sarebbe inoltre opportuno sottoporre ad un attento studio le sostanze coformulanti, la cui tossicità viene spesso ignorata.

b) Per individuare con un sufficiente margine di approssimazione il livello di esposizione, è opportuno predisporre indagini mirate ad individuare i comportamenti più diffusi. La finalità è quella di individuare la reale osservanza delle leggi vigenti e al tempo stesso valutare le molecole con cui gli operatori entrano in contatto. Nel contempo, per agevolare la comprensione degli andamenti delle malattie professionali in agricoltura, si dovrebbero evidenziare anche le esposizioni pregresse, legate ai periodi di effettivo svolgimento delle varie mansioni. La già citata difficoltà del monitoraggio biologico può essere diminuita solo con la collaborazione degli addetti, con la definizione di campioni rappresentativi su cui condurre le indagini, e con la programmazione degli interventi; sarà possibile in questo modo effettuare analisi mirate ad una rosa ridotta di principi attivi, oppure selezionare i fitofarmaci potenzialmente più pericolosi per la salute umana, individuando le molecole a maggiore tossicità ed i loro metaboliti. Accertamenti mirati sugli organi bersaglio permetterebbero di avere un quadro più chiaro sugli effetti che l’esposizione alle varie sostanze chimiche può produrre sull’uomo. Recenti studi hanno previsto un nuovo sistema di quantificazione dell’esposizione, potenzialmente in grado di semplificare le procedure di controllo e sorveglianza sanitaria delle popolazioni esposte, basato sul dosaggio degli addotti emoglobinici dei pesticidi. E’ opportuno poi valutare con maggior dettaglio il rischio legato allo svolgimento di pratiche colturali “critiche”, come l’utilizzo in serra e in ambienti di stoccaggio, i trattamenti post-raccolta ed il lavoro svolto in zone dove sono stati precedentemente distribuiti fitofarmaci. Durante il periodo del “rientro in coltura”, le normali operazioni colturali possono essere svolte in assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale, mentre possono essere ancora presenti sostanze disperse nell’aria e può permanere il rischio di assorbimento per via cutanea legato al contatto con la pianta.

c) L’attuale ampio ricorso all’analisi multiresiduale sembra motivato dalla mancanza di un rapporto tra strutture di vendita dei fitofarmaci e strutture di controllo. Le recenti normative sull’autocontrollo (Delibera regionale 46 del 22 gennaio 2001), pur non riferendosi specificamente al problema dei prodotti chimici, sostengono una nuova cultura che fonda le sue basi sulla conoscenza dei rischi. La promozione di un sistema di tracciabilità dei prodotti dovrebbe tenere in giusta considerazione i trattamenti fitosanitari effettuati con le diverse sostanze chimiche, in modo da rendere più agevole la ricerca di eventuali residui o metaboliti. A livello locale sarebbe opportuno potenziare il prelievo dei campioni in azienda, in corrispondenza della maturazione fisiologica dei prodotti. Questo tipo di indagine comporterebbe senza dubbio un maggiore impiego di forze rispetto ai campionamenti effettuati in fase di vendita, ma fornirebbe peraltro una informazione molto più completa.  Dal punto di vista analitico è stata più volte sottolineata la difficoltà di evidenziare la presenza di alcuni fitofarmaci, rintracciabili solo con analisi specifiche o addirittura con strumenti dedicati. Al tempo stesso l’uso di prodotti a dosi molto ridotte determina l’insorgere di problemi di accuratezza e di precisione nell’esecuzione delle analisi. Sarebbe quindi auspicabile creare un circuito per il controllo incrociato dei risultati analitici. L’uso più esteso dei fitofarmaci avviene certamente in pieno campo, ma non per questo sono da trascurare gli effetti dei trattamenti post raccolta, volti ad aumentare i tempi di conservazione del prodotto o a promuoverne la maturazione.

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